«Shengen è un problema
A Chiasso più controlli»

Visto dalla Svizzera, il sindaco: non vogliamo malavitosi, polizia in servizio 24 ore su 24

<+G_TONDO>Imprenditori e privati cittadini comaschi investono a Chiasso, la cittadina di confine che si appresta al 12 dicembre con i suoi palazzi ristrutturati, le sue aree industriali, i servizi, le infrastrutture, autostrada e ferrovia, le banche e i negozi.
Tra quindici giorni, Chiasso e Como non saranno più “di frontiera”, ma di fronte: a sei anni dal semaforo verde per la libera circolazione dei lavoratori, entrano in vigore gli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone, mentre le merci continueranno ad essere controllate ai valichi da Guardia di Finanza e dogana.
«Schengen, per noi, significa nuove responsabilità. Dobbiamo essere ancora più preparati. Non diamo per scontato che la situazione peggiori: potrebbero entrare liberamente più persone sul nostro territorio, ma questo non deve coincidere con l’aumento dei malavitosi», riflette Moreno Colombo, sindaco di Chiasso, intento a presidiare i marciapiedi imbiancati di neve. Il sindaco in persona presidia? «Mancano due operai, verifico la situazione - spiega - ma il Comune, con la propria polizia municipale, si sta attrezzando per il presidio del territorio 24 ore su 24, quando entrerà in vigore Schengen. La polizia cantonale, alle 18, smobilita e noi staremo all’erta. Schengen può portare  tensioni, più problemi di sicurezza per noi. Staremo all’erta». La sicurezza a rischio: è questo l’"effetto Schengen" più temuto dalle popolazioni di confine, perché frontiera significa anche barriera e filtro. Per questo il sindaco di Chiasso, liberal-radicale, con i colleghi di Lugano e di Mendrisio, ha firmato per il referendum anti accordi bilaterali dell’8 febbraio prossimo? Cadono gli accordi, cade anche Schengen. «Io ho firmato a sostegno del referendum su un altro presupposto: alle aziende italiane che vengono in Svizzera, noi stendiamo il tappeto rosso. Le nostre aziende non possono lavorare in Italia, troppe difficoltà, troppa burocrazia - osserva - La reciprocità stabilita dagli Accordi non è applicata, non esiste. Con il referendum, vogliamo mandare un messaggio a Berna: gli accordi stanno in piedi se sono reciproci. Altrimenti, tanto vale revocarli».

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