Sindaci contro la caccia
ai cinghiali: "Pericolose le armi"

Sotto accusa fucili con una gittata di quattro chilometri: nel Triangolo Lariano si fa sentire la protesta

Tutti uniti contro un fucile. Quello dei cacciatori di cinghiali, in grado di sparare a una distanza di quattro chilometri. Tre sindaci di altrettanti Comuni del Triangolo Lariano - Mauro Caprani di Barni, Patrizia Mazza di Lasnigo e Paolo Ceruti di Magreglio - vogliono un bosco libero dai colpi di quest’arma nel periodo estivo. E per farlo sono pronti a far partire ordinanze contro le decisioni dell’amministrazione provinciale.
Ad appoggiarli, anche la Comunità montana del Triangolo lariano che presenterà, sempre in Provincia, una mozione dello stesso tenore. Per tutti loro è troppo pericolosa la caccia al cinghiale, con i tempi e le modalità attuali. A preparare il testo della mozione e delle ordinanze un cacciatore di Lasnigo, Angelo Goglio, ex sindaco e ora assessore: «Usare nei nostri boschi un fucile con caratteristiche balistiche di notevole gittata, superiori ai quattro chilometri, e farlo nel periodo estivo, in cui ci sono ancore le foglie sugli alberi, non ha senso. Non c’è visuale, il Triangolo lariano è contraddistinto da una folta copertura boschiva e da una notevole antropizzazione, che rende pericoloso - per l’incolumità delle persone - l’utilizzo di quest’arma. Tempo fa a Canzo, in zona Caravaggio, alla famiglia Ratti un proiettile ha mandato in frantumi il vetro di una finestra, andando a conficcarsi proprio sopra il letto. Il tutto fortunatamente senza conseguenze. Dobbiamo però fare in modo che episodi di questo genere - potenzialmente pericolosissimi - non accadano più».

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