Taborelli: situazione difficile
ma ora Como va ripensata

L'intervento del presidente di Confindustria Como, Ambrogio Taborelli, ad un anno dal suo insediamento alla guida degli industriali. La sua relazione è una panoramica dei problemi che anocra oggi attanagliano le imprese: burocrazia, incertezze, loungaggini. E la congiuntura non è favorevole.

Como - Parte da un augurio. Lo fa rivolgendosi ai neoparlamentari comaschi. È un augurio sincero, dice, perché la politica deve avere un ruolo importante nel processo di modernizzazione. «È un ruolo fatto di capacità di azione, coraggio di scelte, coesione del consenso». Ma lo rivolge, questo augurio di buon lavoro, ricordando che ormai il mondo delle imprese e lo Stato stanno seguendo due binari diversi. Il dito di Ambrogio Taborelli, presidente di Confindustria Como, dal palco dell'assemblea annuale dell'associazione, è puntato sulla pubblica amministrazione, su quel mondo di incertezze, di inefficienza nei servizi e di mancanza di tempestività, che Taborelli non esita a definire «una emergenza nazionale» e che pone ogni anno sulle piccole e medie imprese un costo stimato di quasi 15 miliardi di euro l'anno: un punto di Pil sottratto al loro sviluppo. Ventisette adempimenti informativi in materia di lavoro, previdenza e assistenza gravano sulle imprese per quasi 10 miliardi, solo i quindici adempimenti ambientali valgono 2 miliardi di euro. Un miliardo e mezzo di euro è il costo di sette adempimenti per la normativa antincendi. E di fronte a tutto questo Taborelli torna a mettere la politica sotto accusa: ha invaso l'amministrazione, «piegandola a fini propri di ricerca del consenso. Ne ha minato l'efficienza e l'imparzialità e nello stesso tempo ha perso autorevolezza, capacità di controllo e di indirizzo». Così chiede, partendo dai nostri politici, «di fare un passo indietro. La politica deve ritirarsi da compiti che non le appartengono. Deve tornare alla sua missione, definire gli orientamenti strategici dell'azione pubblica e comporre gli interessi. Deve uscire dalle gestioni, rinunciare a decidere gli appalti. Non deve interferire nelle attività delle aziende». Un approccio che Taborelli ribalta sul livello locale: visione strategica, capacità di azione e coraggio nelle scelte. «Da anni ormai andiamo dicendo che uno dei fattori di debolezza di Como è l'incapacità di fare squadra - tuona Taborelli -, di coalizzare il maggior numero possibile di attori su pochi ed essenziali obiettivi condivisi. E naturalmente tutti si dichiarano d'accordo ma, nel concreto, si verifica sempre qualche corto circuito che vanifica le buone intenzioni». Bene il tavolo dei presidenti di associazione, ma non basta. «Positivi i passi per lo studio di fattibilità di un collegamento autostradale diretto tra Varese Como Lecco. E' un inizio. Su questa strada bisogna intensificare il lavoro». E Taborelli cala sulla platea la nuova grande sfida da cogliere e da giocare: l'Expo 2015, la grande opportunità. Taborelli va oltre. «E' l'occasione per ripensare la nostra città e il nostro territorio». E indica anche la strada da percorrere: la definizione di ruoli e compiti per poi focalizzare obiettivi condivisi e realizzabili in tempi certi. Ancora. L'obiettivo però deve essere uno: pochi progetti - dice - ampiamente condivisi e una voce sola, alta e chiara che porta la nostra progettualità sul tavolo milanese. «Può essere l'occasione - torna a ribadire Taborelli - per interventi infrastrutturali e riqualificativi di rilievo e per sviluppare un progetto di seria e coerente attrattività turistico-culturale del nostro territorio. E' un'occasione che non dobbiamo lasciarci assolutamente sfuggire» sentenzia Taborelli, ricordando senza nemmeno mezzi termini che se Como perde questa sfida, sicuramente ci sarà qualche altro territorio a vincerla, «magari nostri vicini». Taborelli auspica che tutti, in questa partita vestano la stessa maglia, «senza particolarismi o interessi di parte». Quel particolarismo che in passato ha di fatto ha indebolito il sistema. Un sistema, in particolare quello dell'imprese, che oggi deve affrontare anche una situazione congiunturale cambiata radicalmente in meno di un anno. Crisi dei mutui subprime, caro petrolio, super euro e dollaro debolissimo, fanno parte di uno scenario mondiale con tante ombre e poche luci. Condizioni che «hanno depresso la domanda cumulando dati oggettivi in calo con percezioni psicologiche negative che stanno condizionando pesantemente la congiuntura attuale. All'orizzonte - annuncia Taborelli - tante sono le nubi che si addensano anche se deboli segnali di miglioramento sembrano farsi avanti». Ma l'appello ai colleghi è chiaro: «Gli imprenditori devono ritornare ad intraprendere con coraggio e inventiva senza sperare in miracolistici ritorni sugli investimenti che ormai anche le banche svizzere non possono più garantire. Investire per primi nelle nostre aziende - sottolinea il capo degli industriali copmaschi - chiedendo solo dopo alle banche o a terzi di fare la loro parte. In economia i miracoli non esistono». E l'ultimo appello Taborelli lo lascia per il sindacato, ai quali chiede di «continuare con coraggio sulla strada del confronto senza pregiudiziali, abbandonando finalmente il linguaggio arcaico figlio della lotta di classe che ha veramente fatto il suo tempo». Il lavoro nero, il caporalato, lo sfruttamento, sono piaghe che Taborelli sottolinea essere le stesse contro cui si battono anche gli imprenditori. «Ancora di più le morti bianche, che vedono spesso accomunati gli imprenditori ai dipendenti». E per il mondo del lavoro Taborelli auspica un maggior contenimento del precariato, se non «eliminato del tutto, come suggerisce Ichino, pur a fronte dell'eliminazione dell'art. 18».
Simone Casiraghi

© RIPRODUZIONE RISERVATA