Tessili, sciopero confermato
Stop agli straordinari

Confermata dai direttivi regionali del sindacato di categoria l'astensione già fissata per il 6 di giugno di otto ore in tutte le aziende. Sospesi anche tutti gli accordi sulla flessibilità dell'orario

Non un passo indietro. Sulle richieste per il rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori tessili i sindacati non retrocedono. Confermano la linea dura dettata la scorsa settimana dalle segreterie nazionali e, anzi, alzano il tiro.
L'attivo regionale tenuto ieri da Filtea-Cgil, Femca-Cisl e Uilta-Uil nella sede Cgil di Sesto San Giovanni si è chiuso infatti la conferma dello sciopero di 8 ore in calendario per il prossimo 6 giugno, ma anche con la richiesta, dei delegati, di allargare il più possibile la sospensione degli straordinari e degli accordi di flessibilità nelle singole fabbriche.
Venti gli interventi a catena dei rappresentanti sindacali, quasi quattro le ore di riunione e 300 circa i partecipanti all'assemblea tra segretari provinciali e Rsu. A tirare le somme invece il presidente nazionale Femca- Cisl, Sergio Spiller, che nell'intervento conclusivo ha ribadito la scelta di portare avanti il braccio di ferro con le aziende.
Resta netto il disaccordo delle parti sociali sull'unilateralità delle aziende nella decisione degli orari e sulla proposta di introdurre un pacchetto obbligatorio di straordinari, ma soprattutto si accentua la distanza tra con le imprese sul fronte della contrattazione di secondo livello. Mentre i sindacati continuano a spingere l'accento sull'esigenza di decidere in azienda tutte le questioni concernenti l'organizzazione degli orari e della flessibilità, le imprese associate all'Ami ribadiscono la volontà di voler stabilire i contorni organizzativi del lavoro nella piattaforma contrattuale nazionale. Lasciando la possibilità di introdurre alternative ?solo là dove possibile?. Senza prevedere dunque, in altre parole, una contrattazione obbligatoria di secondo livello. ?E' un paradosso ? dice Carlo Riboldi, segretario generale Femca-Cisl Lombardia ? nel tessile ogni azienda ha le sue necessità, il contratto nazionale non deve diventare un paracadute unico per tutti, deve solo stabilire i punti di riferimento minimi validi per tutti i lavoratori del settore, dopodiché le scelte vanno fatte in azienda. Contrattandole però con i lavoratoti stessi?.
E anzi nella scelta delle imprese di schierarsi in favore di una definizione dettagliata dell'organizzazione interna del lavoro nella piattaforma nazionale del contratto intravede una certa ?schizofrenia?. ?Non è possibile ? dice ? che la Marcegaglia chieda a gran voce la contrattazione aziendale e poi i tessili facciano diversamente. Vogliono rimanere i soli ad andare controcorrente??.
?La contrattazione di secondo livello ? ribadisce Ferdinando Colleoni, segretario generale Filtea-Cgil Lombardia ? deve trovare un'applicazione nelle singole aziende. Ognuna ha problematiche diverse, non si possono introdurre migliaia di variabili nel contratto nazionale?.
Ma altrettanto netto intanto resta il divario tra parti sociali e imprese sulla proposta di riforma dell'inquadramento professionale, che per le associate Ami al momento non è ?una priorità?, mentre per i sindacati resta ?essenziale?. ?Non possiamo continuare a basarci su un sistema vecchio di 40 anni ? incalza Colleoni ? bisogna professionalizzare e formare i lavoratori, prevedendo diversi gradini di crescita, non si può più rimanere incasellati nelle mansioni, restando sempre inquadrati in basse categorie?. ?Certo non è facile ? conclude aprendo una breccia di trattativa con le imprese ? ma possiamo definire insieme aree e aspetti di avanzamento?.
Chiara Sirna

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