Tradizioni e social. Così cresce Ristorexpo

Un cavolo racconta quello che siamo, la lezione eterna della natura a cui apparteniamo legati. Tre fratelli ricevono un premio anche grazie alla spinta di una nonna che tanti anni fa fondò un’attività. E in tutto questo ecco i giovani: protagonisti i loro volti, curiosi, in cerca di nuove informazioni per costruire il loro futuro.

Volti che a volte sono seminascosti, è vero, dai tablet o dagli smartphone, ma che a questi mezzi non si affidano per distrarsi. Tanto che sono contagiosi e RistorExpo diventa sempre più social anche tra gli adulti. Così il mondo è servito, e catturato dall’esperienza sempre più autorevole di Erba, terra di incontro di luoghi (vicini e lontani) e di storie.

RistorExpo si è proposto in questa edizione di cantare l’anarchia enogastronomica, di celebrare la libertà ai fornelli e dunque la creatività. Ci sta riuscendo, ma in questi due primi giorni sta andando persino oltre. Perché quella che si respira è una libertà ancora più profonda: quella di conoscersi, rispettarsi e di portare con sé la propria storia non per imporla all’altro, bensì per imparare meglio.

Non importa se si è un ragazzino, oppure uno chef affermato. Qui ciascuno incontra l’altro dandogli uguale importanza. A Lariofiere arrivano persone da lontano, con reputazioni solide e stelle Michelin. E operatori che non sono mai stati e forse mai saranno sotto riflettori, eppure portano i loro ingredienti di professionalità, prodotti, talento.

Ieri due immagini all’interno di un album intenso e colorato, sono rimaste impresse. Anzi poi una terza ha sussurrato il perfetto finale della giornata.

La prima: i ragazzi arrampicati sulla balconata a seguire con avidità la magia dello chef Marco Stabile. Dal cavolo nero, tesoro di stagione, a una metafora della nostra ricerca di vita e di luce. E loro ad ascoltare, annuire, fotografare, smanettare con i telefonini per condividere con tutti ciò che stavano vivendo.

La seconda, l’emozione palpabile dei premiati al termine dell’assemblea Fipe. I fratelli Casati, o meglio la gelateria pasticceria Luisita, e uno chef come Claudio Prandi: persone che, in maniera differente, hanno reso felici altre persone. I primi nella loro Como: ma quanti stranieri hanno potuto assaggiare le loro prelibatezze. Come pure quelli che hanno gustato i menù di Prandi, capace poi di spingersi in Giappone a insegnare, ma senza dimenticare che si può, si deve sempre imparare.

Così anche RistorExpo si fa strada nella tecnologia, nelle possibilità offerto da un pianeta perennemente collegato. Lo mostra anche Giacomo Mojoli, che ha fornito idee innovative e poderose agli espositori in questo senso.

Selfie per tutti, per ogni età, per sorridere, ma anche per seminare incredibilmente sul serio nel futuro.

E se si può agire così, è proprio perché si è forti della propria tradizione. Anche di una senza tempo come la natura. Tanto che Lariofiere ha scelto ieri sera di concludere la serata da affidare l’inizio della serata valtellinese a padre Leone Masnata sul tema del vino.

Il vino che fa stare meglio, anche l’anima. Nella Bibbia compare prestissimo e il suo legame con la spiritualità si legge ad esempio in pagine formidabili di Enzo Bianchi. L’anarchia è - anche - questo: un aperitivo, quasi come una preghiera.

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@MarilenaLualdi

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