Trentamila visitatori attesi
per la battaglia sull'Isola

Dieci quintali di fuochi d'artificio per 1200 postazioni che spareranno 400 metri sopra al lago

OSSUCCIO Secondo gli organizzatori, saranno oltre trentamila i visitatori che arriverano con autobus e auto questa sera in Tremezzina e sulle acque che circondano «La zoca de l’Oli», il golfo antistante l’isola comacina, per assistere alla Sagra di San Giovanni, al grande spettacolo pirotecnico e alla rievocazione storica della battaglia che portò alla distruzione dell’Isola. L’appuntamento è alle 22.30. Ad incendiare l’isola saranno 1200 postazioni di sparo che proietteranno oltre 10 quintali di fuochi d’artificio all’altezza di 400 metri sopra il bacino del lago illuminato a giorno anche da migliaia di «Lumaghitt», i lumini galleggianti abbandonati sulle acque gremite di barche, motoscafi, battelli e piroscafi della navigazione del lago di Como che trasporteranno i turisti proprio davanti l’isola. La Statale Regina sarà chiusa al traffico veicolare dalle 19.30 alle 24 nel tratto compreso tra Argegno e Lenno. Il percorso alternativo  è garantito dalla provinciale 13 della Valle d’Intelvi Per San Fedele e 14 per Laino- Porlezza- Menaggio -Lenno.
Lo spettacolo è godibile anche dai paesi della costa ovest del lago: Argegno, Colonno, Sala, Ossuccio, Lenno e da Lezzeno sulla costa est fra Como e Bellagio.
 DOMANI
Domani si continua con la festa religiosa. Alle 10 i residenti raggiungeranno l’isola con una solenne processione sull’acqua a bordo di barche, delle gondole lariane e i turisti a bordo del piroscafo con partenza dal pontile di navigazione in località Campo. Un’animazione folcloristica scorterà i moderni pellegrini che riporteranno per un giorno sull’isola le reliquie dei martiri della Pieve d’Isola, messe in salvo sulla terraferma nel 1169 al momento della distruzione.
L’isola venne invasa dai soldati di Federico Barbarossa e data alle fiamme e rasa al suolo con case, chiese, castelli e tutto quanto vie era di costruito. I pochi isolani scampati al massacro fuggirono su poche barche e si rifugiarono a Varenna dove fondarono un abitato che chiamarono «Insula Nuova».
Francesco Aita

© RIPRODUZIONE RISERVATA