Un proclama pubblico per cercare
le anoressiche vittime del guru

La procura tenta di evitare il possibile stallo del processo. Tra le Asl truffat da Waldo Bernasconi anche quella di Como

Il processo a Waldo Bernasconi potrebbe rischiare di non partire mai. Colpa del formalismo procedurale che imporrebbe alla procura, nel momento in cui deciderà di chiedere il rinvio a giudizio per il guru dell’anoressia e gli altri dieci coindagati, di comunicare questa decisione a tutte le potenziali vittime di quella che l’accusa bolla come una banda di truffatori. Il fatto è che il numero delle pazienti passate per Sana Vita e che compaiono nella lista delle parti lese arriva a quota 402. E basterebbe anche solo che una delle cartoline di avvenuta notifica atti non tornasse a casa per poter, potenzialmente, congelare il processo. Per questo motivo la procura, nella persona del titolare del fascicolo (il pubblico ministero, Mariano Fadda) sta pensando a un provvedimento che di precedenti ne ha davvero pochi, soprattutto nel penale: delegare l’onere della notifica a un "pubblico proclama".
Spulciando i capi di accusa ipotizzati a carico di Waldo Bernasconi, si scopre che nell’elenco delle Asl truffate - secondo la procura - dal guru, da sua figlia Diana e dall’ex direttrice di Sana Vita Giuseppina Bona Carlevaro compare anche quella lariana che il 20 giugno 2005 ha erogato 39.284,45 euro a un’ex paziente residente nel Comasco.

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