Va in pensione il barista
che declama il Manzoni

Dopo cinquant'anni il Caffè dell'alba di Parè cambia gestione. Giuseppe Belmaggio lascia

Parè Salito dall’Abruzzo, nel 1958, Giuseppe Belmaggio aveva solo una valigia di cartone. Dentro, però, c’era una filosofia, quella delle «Piccole cose» che l’avrebbe portato lontano. Belmaggio ha acquistato un bar negli anni Cinquanta, lo ha ampliato e rinnovato nel 1971 e ora, dopo tanto lavoro, si prepara ad andare in pensione. Sabato è l’ultimo giorno del «Caffè dell’Alba». E in questa lunga storia, c’è solo una pagina di vero dolore, il motivo per cui Giuseppe chiude: «Purtroppo in famiglia abbiamo avuto un grave lutto. Mio nipote Roberto Scavo, che aveva 21 anni è morto. Nè mia figlia né mio figlio vogliono continuare». È il momento di salutare e ringraziare tutti i clienti. «Non pensavo di potercela fare, invece loro mi hanno dato fiducia».
Aveva 25 anni e avrebbe passato i 13 successivi in Ticosa il giorno in cui mise piede a Como. «Facevo il mio dovere, ma pensavo sempre a come avrei potuto uscirne», racconta. Nel 1971 comprò il bar.
«Erano tempi in cui si lavorava tantissimo. Aprivo alle 5 e andavo avanti fino all’una, alle 2, a volte fino alle tre e alle quattro. Tutti i finanzieri venivano da me perchè avevo i tabacchi e all’epoca c’era il contrabbando e la Finanza non permetteva che si frequentassero locali diversi dalla tabaccheria. Che poi alla fine si trovavano a bere il caffè perchè da qui si passava». Belmaggio comunque aveva un sogno riprodurre il Caffè dell’Alba del nonno Giuseppe. E riuscì a coronarlo quando trasferì il bar dall'altra parte della strada.
Ora si prepara alla pensione. Adora leggere. E recita l’Addio ai monti senza neanche una sbavatura.
I clienti intanto affollano il Caffè dell’Alba. Sono tutti dispiaciuti del cambio di gestione che avverrà a breve.
Carlo Chiussi, si rammarica per il pensionamento: «Dobbiamo dirgli solo grazie.

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