Vinitaly: si beve meno ma meglio
E la Valtellina festeggia

Dal Vinitaly di Verona arriva un'attestazione che la qualità vince: in Italia calano i consumi di vino, ma si vendono di più i prodotti di qualità. La Valtellina non risente delle contrazioni di mercato: "Molte richieste, ma purtroppo ci sono grandi produttori che puntano sul vino a prezzi troppo bassi".

Preoccupati, ma non troppo. Perché se i consumi di vino, sul mercato italiano, hanno avuto un netto calo, tra il 5 e il 6%, è anche vero che i vini a denominazione hanno avuto un incremento di vendite, anche se leggero.
E’ questo il quadro che emerge dal Vinitaly, la più importante fiera dedicata al mondo del vino e dei distillati, in corso di svolgimento a Verona e giunta alla sua 42esima edizione.
I dati parlano chiaro: i consumi sono diminuiti del 5,4% (secondo alcune statistiche questa percentuale sarebbe addirittura del 7%), ma i vini a denominazione, Doc e Docg, hanno avuto un incremento delle fette di mercato dello 0,7%.
Una percentuale minima, che però spiega come la Valtellina possa non soffrire di questa contrazione delle vendite. La conferma arriva soprattutto dai produttori, come per esempio Giuseppe Rainoldi: «Per i prodotti di fascia alta non ci sono crisi di mercato. Se parliamo delle Riserve, o degli Sforzati, non siamo mai stati così in anticipo con le vendite, mai sono uscite Riserve così giovani. Il motivo è semplice: ci sono molte richieste. Purtroppo, però, ci sono grandi che stanno puntando sulla grande distribuzione, con i vini da 5 euro allo scaffale. E questo non va bene per l’immagine della Valtellina».
Su questo è d’accordo anche Mamete Prevostini. «Credo che per quello che è la produzione, sia come quantità e qualità, noi ci posizioniamo in un livello di mercato alto che non viene toccato dalla contrazione».
Raffaele Foglia

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