Diario da Seoul/2:
cavi e grovigli

Un dettaglio che osservo dal mio arrivo con un misto di attrazione e terrore sono i cavi elettrici. Affascinanti grovigli di gomma attorcigliati su pali di legno lasciano penzolare fili morbidi e ondeggianti. Ho persino pensato di fare un progetto fotografico su queste meravigliose composizioni, ikebane metropolitane che spuntano ai lati delle vecchie vie strette. Tortuose sono anche le strade che si incrociano su più livelli in molte parti della città, le frecce sembrano impazzite e onestamente tra svolte a sinistra, inversioni di marcia (segnalate da una freccia mai vista prima) e strade strettissime sempre a doppio senso non so come facciano a cavarsela... Mi immagino neopatentato in questa giungla e penso a quando ci si lamenta dei tram a Milano!

La guida è selvaggia e frenetica e non mancano contestazioni verbali e segni di ogni tipo. “Bali bali”: “sempre in corsa” così autodefiniscono il Korean Way al volante. Non ho dati alla mano per valutare il numero di incidenti ma mi sento meglio soffocata in metropolitana nell'ora di punta (di per sé un'esperienza davvero traumatica e indimenticabile) che seduta su un taxi impazzito oscillante tra le 4 corsie che si diramano in continuazione. Il mio quartiere, Sindang-dong rimane a nord di uno di questi incroci.

Dalla residenza non si sentono rumori e il parco che si trova alle spalle fa da cuscinetto acustico. Al Mongin Art Space sembra di stare in campagna, sembra dicevo… Il giardino è davvero meraviglioso, un vero e proprio cameo nel centro della città. La casa era originariamente la dimora del fondatore di una società di cosmesi e chimica di successo. Appassionato d'arte, ha fondato una galleria non commerciale per il sostegno dell'arte contemporanea insieme ai figli. Una volta mancato la famiglia ha deciso di fare del suo domicilio una residenza per artisti. Il giardino, dove si trova il busto del patriarca è tenuto con cura meticolosa. Una squadra di giardinieri ogni settimana se ne occupa e ne approfitta per fare una partitina a badminton e una pennichella.

La prima settimana in cui ho visto arrivare questo team di giovani in divisa giallo canarino con un camioncino pieno di zolle d'erba sono rimasta molto impressionata. Due ore dopo stavano ancora giocando e bevendo poi infine si sono messi all'opera! Immagino posticipare il rientro in sede sia una buona strategia ma la scena di questi giardinieri (molto glamour per altro) mi è sembrata molto buffa. Il clima in autunno è molto gradevole: mite e soleggiato. Alcune giornate di freddo e vento polare preannunciano il clima invernale (la temperatura rimane sotto zero per mesi ed è caratterizzato da un forte vento freddo) che spero sinceramente di riuscire a evitare! Pochissima pioggia, dopo un'estate che mi raccontano piovosa e umida, una vera sciagura per le coltivazioni. Spesso il cielo è coperto da una cappa di polvere e smog. Dalla Cina arriva la polvere “desertica” e tutti ne parlano come di un'emergenza e ahimè un male conosciuto. Alle previsioni del tempo c'è un apposito simbolo che indica il pulviscolo portato dal vento.

Ogni mattina di sole e non di cappa grigia, mi regalo una colazione immersa nel verde del nostro giardino per iniziare la giornata al meglio. Il mio spazio, studio-camera, è molto grande tutto bianco con luci al neon. Essendo sempre sola e non dipingendo mi ha fatto un po' l'effetto alienante di una clinica! Ora mi sono abituata e la luce al neon non mi sembra nemmeno più fredda. Le prime sere, dalla disperazione, pensavo di rubare nella notte qualche tela ai miei colleghi per fare un po' di colore e ambiente!

La residenza ospita quattro artisti coreani che hanno a disposizione lo studio per diciotto mesi. Sono gentili ma piuttosto timidi e distanti. Le opportunità di scambio sono poche e non c'è clima da cameratismo o condivisione. Ogni tanto facciamo piccole chiacchierate molto piacevoli. Il problema linguistico è sempre un freno ma c'è anche una grande serietà e una certa distanza. Tutto matura col tempo qui e le strutture sono molto rigide ma di questo parleremo... E' tempo di chiudere il diario. Domani si fotografa a Bukchon due maestre artigiane che vivono in un'affascinante hankok (casa tradizionale) e che mi aspettano all'alba.
Susanna Pozzoli

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