Diario da Seoul/1
La città dall'alto

Mi sono smarrito, sono un piccione viaggiatore lombardo, e, mio malgrado devo essere finito in oriente, il navigatore dice che sto sorvolando Seoul. Dall'alto percepisco chiaramente che la città è divisa in due dal fiume Hangang ed è molto estesa.

È come immaginare che di ritorno a casa io possa ritrovarmi a MoMi (Monza+Milano), nel bel mezzo di una rivoluzione urbanistica e di un illuminismo politico, ad esempio via MB e MI ed ecco MoMi, risparmio e maggiore efficienza, è solo un sogno o forse i noodles che battono in testa. Sono un po' stanca e di affrontare ora il viaggio di ritorno non se ne parla, ed allora proseguo nella perlustrazione. Ho il solo problema di comunicare con la torre di controllo e segnalare posizione e presenza: di parlare in Coreano non se ne parla, e allora opto per l'inglese. Here Pegeon Longobardo.

La parte nord è quella storica, con insediamenti antichi, mentre la parte sud si è sviluppata negli ultimi trent'anni sul modello americano: grandi avenue e strade percorribili solo in macchina, building imponenti e insegne luminose. Quartieri residenziali e commerciali caratterizzati da punti di riferimento quali: negozi di lusso, ristoranti, rivenditori di automobili. Il fiume Hangag, ondeggia come un serpente con due curve marcate, è attraversato da grandi ponti che sostengono le arterie della città. La capitale è ritmata da strade a quattro, sei o otto corsie trafficatissime particolarmente negli orari di punta in cui la frenesia automobilistica è impressionante, e a dire il vero l'abilità automobilistica coreana è comparabile a quella comasca! Il nord della città è molto variegato, ospita palazzi e resti antichi, i giardini tradizionali, la sede amministrativa (City Hall, the Blue House), i principali musei e la maggior parte dei mercati. Varia moltissimo da zona e zona ed è il vero cuore della città.

È davvero grande questa metropoli, le insegne sono solo in coreano e non capisco un bel niente, e voilà il botto, credo di aver tamponato un consimile: gli presto soccorso e per mia fortuna è veramente un consimile apolide e poliglotta, gli offro un caffè o meglio qualcosa che vagamente lo ricorda. È affabile e gentile e inizia a raccontarmi che Seoul è cresciuta, “esplosa” dalla fine della guerra di Corea fino a dieci anni fa. All'inizio del 2000 si è infatti ripensata la città in termini progettuali e urbanistici. I mezzi pubblici, oggi molto performanti, sono stati potenziati e nel 2004 sono cominciati i lavori per la ricostruzione dei parchi e per la creazione di aree verdi e di divertimento. Rimangono tracce della vecchia Seoul che all'occhio europeo appaiono molto interessanti: viuzze di sali e scendi, stradine con una serie fitta fitta di case unifamiliari e minuscole trattorie situate al primo piano che propongono una sola specialità (solo zuppa di pesce, solo carne alla griglia, solo noodles, solo cucina tradizionale coreana casalinga). Diverse le aree verdi (quasi tutte collinose) che ritmano la topografia della sfera nord di Seoul.

Le immagini dall'alto sono state scattate dalla vetta del monte Namsan, situato nella parte nord della città e accessibile da diversi quartieri. Il mio nuovo amico mi deve lasciare deve presentare il nuovo libro di Miljenko Jergovi? (“Teoria e prassi di uno scrittore apolide”), ma mi dà l'ultimo suggerimento: proprio per la sua varietà e per le dimensioni la città va visitata e pensata in termini di aree. Giuridicamente è divisa in 25 distretti e 522 sottodistretti. Ogni distretto ha la popolazione di una città! Vivendo a Seoul si impara a ragionare per quartieri. I confini non sono ben definiti ma le indicazioni sono spesso date in riferimento alle fermate della metropolitana e alle uscite (ogni uscita dà su una zona differente e quindi il numero dell'uscita è un'informazione fondamentale).

In Corea anche l'indirizzo è composto e concepito diversamente rispetto agli indirizzi occidentali: viene indicato il quartiere, poi il distretto e poi un numero più preciso a cui si può relazionare una via e un civico (soprattutto con un satellitare). Le persone leggono l'indirizzo per capire la direzione ma non è mai semplicemente o univocamente indicato e per gli occidentali è sempre difficile. Adesso caro longobardo devo proprio andare in bocca al lupo, qualsiasi cosa tu decida. Cari concittadini, ho deciso, mi fermerò in missione perlustrativa ancora un po'. Alla prossima. Cho un nai.
Susanna Pozzoli

 

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