Il cambiamento del clima
restringe gli animali

Secondo una ricerca americana, la minor disponibilità di ossigeno provoca il progressivo restringimento di molte specie di animali. E questo, a lungo andare, potrebbe avere pesanti ripercussioni anche sull'alimentazione degli umani

Oddio, i nostri animali corrrono un altro pericolo, non mortale ma più inquietante. Il riscaldamento climatico globale infatti li farebbe "restringere" e, in particolare, come dimostra una nuova ricerca, di più gli animali acquatici rispetto agli animali della terraferma. 

Lo sostiene uno uno studio britannico pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas) e condotto dai ricercatori dell'università
di Londra Queen Mary e dell'università di Liverpool.
   
Al risultato si è arrivati esaminando 169 specie di terra e di acqua e la
scoperta potrebbe avere implicazioni sulle catene alimentari acquatiche e sulla produzione di cibo prodotto dai sistemi di acquacoltura.
  
"Dal momento che i pesci e altri organismi acquatici
forniscono cibo per 3 miliardi di persone e costituiscono almeno
il 15% dell'apporto di proteine animali - adetto Jack Forster dell'università di Queen Mary - il nostro lavoro sottolinea l'importanza di capire come il riscaldamento in futuro influenzerà le specie che vivono negli oceani, nei laghi e nei fiumi". 

Secondo  Andrew Hirst dell'università Queen Mary, "a causa del caldo gli animali acquatici si restringono anche fino a 10 volte di più rispetto alle specie terrestri, però questa differenza così marcata nel rimpicciolimento riguarda solo le specie più minute come gli insetti e i piccoli pesci".

In generale, ha spiegato ancora, "le specie acquatiche si rimpiccioliscono del 5% per ogni grado di riscaldamento e gli animali che vivono sulla terraferma si riducono in media, di solo mezzo punto percentuale".   Per i ricercatori la causa di questa differenza di "restringimento", molto probabilmente, è dovuta alla minore disponibilità di ossigeno nell'acqua rispetto all'aria, con la
conseguenza che gli animali acquatici fanno più fatica a rispondere a questa crescente domanda.

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