Si cercano i ladri di reperti, si trova un cavallo da parata

A Pompei per la prima volta è stato fatto il calco intero di un cavallo da parata

Pompei è in Campania, non lontano da Napoli. È un posto magico perché lì c’è una città intera pietrificata.

Il motivo? L’eruzione del vulcano Vesuvio che, nel 79 dopo Cristo, ha distrutto le città di Ercolano, Pompei, Stabia (ora Castellammare di Stabia) e Oplontis (ora Torre Annunziata) seppellendo tutto e tutti, uomini e animali compresi, sotto una spessa coltre di lava incandescente e di cenere. Nel 1748 si è cominciato a scavare scoprendo che tutto era rimasto lì, “imbalsamato”, e lo si è riportato alla luce.

Da quell’anno, si continuano a scoprire nuovi reperti. L’ultimo ritrovamento è quello dello scheletro di un bambino di 7-8 anni morto per l’eruzione del vulcano e di un uomo sepolto nella tomba a Civita Giuliana, fuori Pompei, con un chiodo sulla spalla destra, unico suo corredo funebre.

Nel corso di scavi di una grande villa fuori dalle mura di Pompei è stato poi possibile fare il calco di un cavallo usato forse da quell’uomo che era un cavaliere.

La tomba sarebbe stata fatta dopo il 79 dopo Cristo, quindi dopo l’eruzione che fece strage della popolazione e seppellì l’intera città di Pompei. I ritrovamenti di cavallo e cavaliere sono stati scoperti mentre si cercavano dei cunicoli clandestini, scavati dai “cacciatori di antichità”, ladri che rubano i preziosi reperti antichi.

L’aver trovato tomba e cavallo può essere un «segno che anche dopo l’eruzione, qui si continuava a coltivare e a vivere producendo anche sopra la coltre di cenere e lapilli che aveva coperto e distrutto la città intera» ha spiegato il direttore del parco archeologico di Pompei Massimo Osanna.

Questo ritrovamento ha fatto immaginare una Pompei che aveva ricominciato a vivere dopo l’eruzione.

Del cavaliere defunto ora si sa che era un maschio maturo, dall’aspetto vigoroso, alto oltre 1,75 cm e che avrebbe dovuto avere tra i 40 e i 55 anni.

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