Roero, tante risorse
che sono da valorizzare

Una zona poco conosciuta, forse perché troppo vicina a Barolo e Barbaresco. Eppure ci sono molte eccellenze, e non solo nel vino, per una gita enoturistica bella e interessante

Cosa manca al Roero? Il nome. Perché ci sono i vini, c'è la cultura contadina, ci sono paesaggi incantevoli, angoli di natura da scoprire, frutta di qualità, allevamenti di nicchia, miele e buona cucina. Per un amante dell'enogastronomia e del turismo dei "percorsi golosi", si tratta di una di quelle zone da non perdere.
Eppure il Roero è poco conosciuto. Ed è probabilmente una questione di cultura e di "vicinato". Perché il Roero si trova appena a nord di Alba, la cittadina che viene considerata il capoluogo delle Langhe, e quindi a pochi chilometri dalla zona di produzione di Barolo e Barbaresco. Due nomi importanti e imponenti, che mettono un po' in soggezione. E poi sono due nomi che attirano gli enoturisti, sempre molto numerosi anche in questo periodo di crisi.
Stessa provincia, quella di Cuneo, e pochi chilometri di distanza. Ma sulle strade del Roero è più facile trovare un trattore di qualche bravo agricoltore che appassionati di vini e buona tavola alla ricerca di prodotti di qualità, abbinati a una natura dai variegati colori e a paesaggi incantevoli.
Però, chi passa per le strade del Roero, con facilità si accorge di trovarsi in un territorio vario, ricco di risorse e - per fortuna - non ancora soffocato da impressionanti colate di cemento. Almeno per ora. E guardandosi bene attorno, si possono scoprire tante piccole attività, legate alla terra, all'agricoltura, all'artigianato. Legate a passioni antiche e nuove, da famiglie che puntano ancora su una qualità della vita che tiene lontano lo stress delle città.
E allora si trovano i produttori di vino: l'Arneis, vitigno autoctono, è stato riscoperto da circa 40 anni, mentre il Roero rosso, ovvero il Nebbiolo, sta vivendo una rivoluzione, passando dall'essere un vino leggero, frizzante e talvolta amabile, al diventare un vino "adulto", che può stare al passo - con le debite proporzioni - proprio dei mostri sacri Barolo e Barbaresco.
Ma c'è di più: perché il territorio del Roero non è stato "cannibalizzato" dai vigneti, ma qui convivivono l'uva e gli altri frutti, in particolare le pesche e le fragole, che in stagione acquistano gusto e profumi unici. E poi ci sono i castagni, che cullano le api dei tanti apicoltori: il miele, qui, non solo è una tradizione, ma è soprattutto una produzione di altissima qualità. E ancora: gli allevamenti di tinche gobbe dorate, pesci tutelati anche da Slow Food tramite uno specifico Presidio. Non dimentichiamo anche gli allevamenti di animali da cortile, gli ortaggi, il mais in pianura.
A tutte queste produzioni va aggiunto il paesaggio: il Roero, diviso in due dalle Rocche - ovvero fenomeni erosivi antichissimi - diventa splendido in primavera con le fioriture e affascinante d'autunno con i grappoli d'uva pronti per essere raccolti e pigiati.
Certe volte, per chi va nelle Langhe, può essere una bella scoperta fare una deviazione di qualche chilometro. Sempre in provincia di Cuneo.

Raffaele Foglia


Per saperne di più:
Roero Turismo
Ente turismo Langhe, Alba e Roero
Ecomuseo delle Rocche
Enoteca regionale del Roero

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