Come curare
l'andropausa

Dal mondo scientifico arrivano segnali tranquillizzanti. Secondo le ultime ricerche, gli ultracinquantenni possono tirare un sospiro di sollievo. L’andropausa non deve essere vissuta come un evento irreversibile. Se il desiderio sessuale è calato, può essere risvegliato e la stanchezza, qualche chilo in più che si concentra sul girovita, e la riduzione progressiva della funzionalità dei testicoli, non devono spaventare. In definitiva l’’andropausa, o meglio il deficit androgenico, come gli esperti preferiscono definirlo, non corrisponderebbe al tramonto della passione bensì ad un processo grazie al quale la qualità verrebbe preferita alla frequenza. E non è tutto : qualcuno mette in dubbio persino che esista, l’andropausa. Del resto, anche tra gli andrologi, esistono due scuole di pensiero. Certo, con l’avanzare dell’età sia gli uomini che le donne manifestano dei sintomi che possono essere ricondotti a una ridotta produzione di ormoni sessuali. Mentre nella donna, però, i cambiamenti avvengono in maniera brusca, il climaterio maschile è molto più graduale. Il testosterone diminuisce lentamente e in più l’uomo mantiene comunque la sua potenzialità riproduttiva. E’ corretto, allora, considerare l’andropausa come una sindrome corrispondente per gli uomini alla menopausa femminile?

L’andropausa è un evento reale e verificabile?
Le due tesi a confronto:

No
Secondo gli studiosi inglesi, gli uomini di mezz’età che manifestano disturbi sessuali, in realtà sono semplicemente depressi. Per sostenere questa tesi, nel New England, il Research Institute, ha condotto uno studio su 1700 pazienti. In particolare, il professor McKinlay, che ha diretto la ricerca, ha concluso che la malattia non esiste. Il calo del testosterone, il più importante ormone maschile, responsabile del tono muscolare e della produzione spermatica, sarebbe un’invenzione delle case farmaceutiche, interessate a commercializzare i sostituti del testosterone. Non a caso, in Inghilterra, sono migliaia gli uomini di mezz’età che, ogni anno, si sottopongono alla terapia ormonale sostitutiva per combattere l’andropausa. Ma non è corretto parlare di patologia, sostiene ancora McKinlay perché il testosterone diminuirebbe soltanto dell’1% all’anno. La perdita di vigore e il calo del desiderio sessuale, non sarebbe quindi da tributare al calo del testosterone ma a modificazioni psicologiche o a stili di vita poco salutari. La pigrizia, il consumo smodato di alcol e il fumo, in pratica, sarebbero i soli responsabili di certi disturbi.

Di tutt’altro avviso sono i ricercatori italiani secondo i quali, negli uomini ultracinquantenni, si riscontra un calo ormonale che può dar luogo a molti disturbi tra cui sudorazione improvvisa, difficoltà urinarie e calo del desiderio. E tutto dipenderebbe, appunto, dal calo del testosterone che, a partire dai trent’anni, diminuirebbe di circa l’1-2 per cento ogni anno. Non a caso il governo Statunitense avrebbe incaricato l’Istituto di Medicina di compiere ulteriori studi su un campione di circa 6000 uomini. Tuttavia anche gli andrologi italiani sostengono che non si può parlare di andropausa come del corrispettivo maschile della menopausa. Innanzitutto perché nella donna si interrompe definitivamente la funzione riproduttiva, e cala quasi del tutto la produzione degli estrogeni. Nell’uomo, invece, il calo della produzione di testosterone, non solo è decisamente graduale ma non si interromperebbe mai del tutto. Inoltre, la sindrome, non interesserebbe tutti gli uomini in ugual misura. L’andropausa, quindi, sarebbe diversa per ogni individuo per cui anche l’intensità dei disturbi varierebbe da caso a caso.

Cos’è l’andropausa?
Aldilà delle varie tesi che animano i dibattiti e promuovono nuove ricerche tra gli specialisti, vi sono dei punti fermi. Purtroppo non è vero che l’uomo passi attraverso gli anni rimanendone indenne. Le statistiche e gli studi clinici lo confermano : anche i maschi di età compresa tra i 50 e i 65 anni di età sono soggetti a una serie di cambiamenti del corpo quali aumento di peso, pelle più secca e segnata da macchie, denti ingialliti, capelli grigi. Ovviamente questi sono segni esteriori, che potrebbero non avere nulla a che vedere con un calo ormonale ma sottolineano soltanto che il processo di invecchiamento è iniziato. Vi sono però delle modifiche specifiche che riguardano proprio gli organi sessuali maschili. Ad esempio la prostata, vale a dire la ghiandola dell’apparato genitale maschile che secerne il liquido prostatico, si ingrossa, possono comparire anche disturbi urinari e sessuali, con difficoltà dell’erezione e calo della libido. Tutto ciò sta ad indicare che è iniziata una nuova fase di vita che può portare a molti cambiamenti psico-fisici. Se il termine menopausa non lascia quindi dubbi e sottintende il momento in cui una donna cessa di avere le mestruazioni il corrispettivo maschile andropausa, sottintende una lenta ma progressiva diminuzione della produzione di testosterone che non influisce sulla capacità riproduttiva dell’uomo ma che può interferire sulla sua sfera sessuale e interessare anche vari organi ed apparati. I dubbi sulla patologia dipendono quindi, più che altro, dal fatto che la sintomatologia non compare per tutti nello stesso periodo e in più, spesso, si manifesta con sintomi che in molti casi sono evidenti e in altri non sono invece chiaramente riconoscibili. Per tagliare la testa ad ogni dubbio si può semplificare dicendo che, quando una persona ultracinquantenne, sessualmente attiva e valida, improvvisamente non riesce più, o ha delle difficoltà a fare sesso, inequivocabilmente è entrata in andropausa.

Quali sono i sintomi?
Dopo i cinquant’anni, a livello indicativo, le piccole arterie dei testicoli diventano più rigide per cui si riduce la portata di ossigeno al tessuto e il testicolo si impoverisce di cellule. Tutto ciò produce una ridotta secrezione di testosterone. Questo può determinare diversi sintomi che interessano più organi:
• Pelle – Diventa più sottile, fragile e secca, iniziano a comparire le prime rughe. Diminuiscono anche i peli pubici e ascellari
• Muscoli – Diminuisce il loro volume per cui si ha un calo della forza muscolare mentre aumenta la massa adiposa (soprattutto sull’addome) • Cuore – Secondo recenti studi in seguito al calo del testosterone aumenterebbe il rischio di malattie cardiache, in particolare infarto
• Organi sessuali – L’attività sessuale viene alterata per cui si possono verificare disfunzioni erettili, del piacere e dell’eiaculazione. I testicoli si riducono in volume e consistenza, si registra una minore funzionalità della prostata
• Cervello – tendenza alla depressione e all’insonnia, riduzione o scomparsa della libido, difficoltà di concentrazione e disturbi della memoria, irritabilità, mancanza di motivazione e combattività.

Come diagnosticarla?
L’andropausa, a quanto pare c’è ma non si vede. Il ginecologo, normalmente tiene sotto controllo le donne, le assiste psicologicamente, prescrive la terapia ormonale sostitutiva. Con l’uomo invece tutto si complica. Il medico, in genere, si limita a riscontrare un ingrossamento della prostata, raramente si spinge oltre. Per questo è meglio rivolgersi all’andrologo che in genere prescrive un esame del sangue per controllare una serie di valori :
• Il dosaggio ormonale degli ormoni androgeni per verificare se le quantità sono nella norma. In particolare si controlla il testosterone
• Il dosaggio del Psa (antigene prostatico specifico) cioè una proteina che aumenta molto in caso di tumore alla prostata
• I livelli di colesterolo nel sangue
• L’emocromo per verificare se il sangue è meno fluido e sussiste quindi il rischio di trombi (coaguli di sangue che ostruiscono i vasi sanguigni)
• Il dosaggio delle transaminasi per verificare che il fegato sia in buona salute
Se gli esami confermano la diagnosi di andropausa e i valori sono nella norma, in genere il medico prescrive la terapia ormonale sostitutiva. Tuttavia non è facile determinare la soglia di testosterone aldilà della quale può essere necessario intervenire, il valore, infatti, può variare da individuo a individuo. Per quanto riguarda invece i soggetti con disfunzione erettile, un esame vascolare permette di definire il livello di danno circolatorio.

Come si cura? In genere, per contrastare il deficit ormonale, così come si fa per la menopausa, il medico prescrive la terapia sostitutiva del testosterone. In pratica si introduce nell’organismo una certa quantità di testosterone così da raggiungere le concentrazioni normali. Tuttavia prima di affrontare la terapia, è necessario valutare attentamente le condizioni generali di salute e soprattutto l’eventuale personale predisposizione a sviluppare un tumore della prostata. La somministrazione di testosterone, infatti, potrebbe aumentare il rischio di tumore alla prostata. Per questo, durante il trattamento, il medico eseguirà controlli periodici e con l’ecografia transrettale, che si effettua inserendo nel retto una sonda, controllerà lo stato della prostata. I metodi di somministrazione sono diversi : si può optare per le compresse, le iniezioni o i cerotti mentre i dosaggi e i tempi di somministrazione vengono decisi dall’andrologo caso per caso.
• Le compresse sono abbastanza comode ma la formulazione è abbastanza leggera
• Le iniezioni intramuscolari si utilizzano quando si deve somministrare un quantitativo maggiore di testosterone
• I cerotti, da applicare sulle cosce o sulle braccia, sono i più usati perché rilasciano gradualmente l’ormone nell’organismo evitando che si verifichino picchi nel sangue.

Va anche detto che molti uomini interrompono il trattamento con il testosterone in quanto, spesso, non riescono ad ottenere i risultati sperati. Non esistono infatti studi scientifici che dimostrino l’effettiva utilità dei supplementi ormonali. La maggior parte degli studi, infatti è stata condotta su uomini giovani che manifestavano dei deficit precoci di testosterone. Tuttavia si è riscontrato che il 20 % circa degli uomini con disfunzione erettile presenta un’alterazione dei livelli di testosterone. Questo ormone, però, agisce principalmente sulla libido per cui è possibile che, grazie al trattamento, si abbia un aumento del desiderio sessuale ma continui a persistere la disfunzione erettile per cui non sia possibile ottenere una erezione soddisfacente. In questi casi, normalmente, si ricorre alla somministrazione intracavernosa della prostaglandina E1 (Alprostadil). Si deve quindi praticare un’iniezione alla base del pene un’ora prima del rapporto sessuale. La prostaglandina E1 può essere somministrata anche in gel. In questo caso delle minuscole capsule gelatinose vengono introdotte nel pene attraverso l’uretra. Questo tipo di farmaco, però, non è efficacissimo e soprattutto non è ancora commercializzato in Italia.

Quali sono i pro e i contro della terapia ormonale sostitutiva?
La terapia ormonale sostitutiva, viene sperimentata da più di un decennio, non si può dire altrettanto, invece, per quella maschile. In pratica milioni di uomini utilizzano questa terapia ma senza che sia stata fatta sperimentazione. Per questo è importante, prima di scegliere di curarsi con il testosterone, valutare i pro e i contro.

Pro
Pare che un buon livello di testosterone nell’uomo produca gli stessi effetti positivi, sia a livello fisico che psicologico, che inducono gli estrogeni nella donna. In particolare:
• Si blocca il processo di indebolimento delle ossa
• Viene favorita la tonicità dei muscoli
• A livello psicologico si scongiura la depressione perché il testosterone induce la produzione di alcune sostanze ‘del benessere’
• Aumentano il desiderio e la potenza sessuale in quanto con la diminuzione del testosterone cala anche l’afflusso di sangue nella zona genitale

Contro

• Cresce il rischio di tumore alla prostata (anche se non tutti gli esperti concordano con questa tesi)
• Aumenta anche il rischio che si formino trombi che, ostruendo i vasi sanguigni possono causare trombosi, ictus e infarti
• Anche l’incidenza di tumori al fegato e alle mammelle sarebbe superiore
In ogni caso va detto che, sia per quanto riguarda i vantaggi che gli svantaggi, si viaggia ancora nel campo delle ipotesi. Mancano infatti conferme concrete da parte della ricerca scientifica, per cui tutto resta da dimostrare.

Quali sono i vantaggi della terapia farmacologica orale?
Ormai è largamente diffusa. A quanto pare, in Italia, ne sono già state vendute più di otto milioni di compresse. Il numero, altissimo, trova una spiegazione logica se si considera che nel nostro paese, oltre tre milioni di uomini soffrono di disfunzioni dell’erezione. Va detto che la pillola soltanto al bisogno, curando il sintomo e non la causa. Basta prendere una pastiglia circa un’ora prima del rapporto e si ottiene un’erezione per altro non meccanica ma legata all’eccitazione e quindi agli stimoli sessuali. Questi, infatti, si traducono, a livello cerebrale nella produzione di particolari sostanze chimiche: i neurotrasmettitori. Uno dei più importanti è l’ossido nitrico che favorisce il rilassamento della muscolatura liscia e quindi l’afflusso del sangue e l’erezione. i farmaci erettogeni per via orale, agiscono interferendo inibendo un enzima (la fosfodieserasi) deputato alla degradazione del neurotrasmettitore che regola la concentrazione dell’ossido nitrico. La terapia orale non è quindi un afrodisiaco per cui non aumenta il desiderio, quindi serve soltanto a chi soffre di disturbi dell’erezione.

Qual è il ruolo degli integratori naturali?

Si tratta di sostanze derivate da piante medicinali , come il ginseng o il guaranà che possono rinvigorire l’organismo. Il vantaggio sta nel fatto che trattandosi di sostanze naturali non causano effetti collaterali e sono di facile assunzione per cui si possono acquistare tranquillamente in farmacia anche senza ricetta. Tuttavia è sempre utile chiedere il parere di uno specialista. Non essendo farmaci, questi integratori hanno un’efficacia ridotta e soprattutto non è specifica. Ovviamente, rivitalizzando l’intero organismo, migliorano anche le prestazioni sessuali ma certamente non possono risolvere i problemi più seri. In particolare, nel caso del ginseng, la ricerca clinica ha dimostrato che agisce come un regolatore ormonale. I suoi principali costituenti, i ginsenosidi, possono contribuire a migliorare il benessere durante l’andropausa. Non a caso in Asia viene usato da secoli per contrastare l’invecchiamento precoce e come rinvigorente. E’ quindi un ricostituente ma non interviene certo sui meccanismi del desiderio per cui non è un afrodisiaco. Per dare gli effetti desiderati, si deve assumere per molti mesi, con costanza.

Cosa può predisporre all’andropausa: prevenire è meglio che curare
Gli esperti sono concordi per lo meno per quanto riguarda il fatto che lo stile di vita può influenzare e non poco la comparsa dell’andropausa e quindi favorire il manifestarsi di certi disturbi. Ci sono infatti molti fattori che possono alterare l’equilibrio ormonale. Per questo, se si vuole contrastare l’invecchiamento precoce, è necessario seguire uno stile di vita sano e adottare alcune semplici regole:
• Eliminare il fumo
• Limitare l’uso di alcolici
• Tenere in allenamento il fisico e tonificare la muscolatura con una costante attività fisica
• Controllare il peso seguendo una dieta equilibrata povera di grassi
• Limitare le situazioni che causano stress
• Non farsi influenzare, a livello sessuale, dagli inevitabili cambiamenti fisiologici che possono, ad esempio, rallentare l’erezione o alterare l’eiaculazione

Quando e se andare dall’andrologo
In genere, si dovrebbe programmare una visita dall’andrologo a qualsiasi età quando si riscontrano sintomi che mettono in allarme o particolari anomalie. Dopo i cinquant’anni, però, anche in considerazione del deficit di testosterone, sarebbe opportuno programmare un appuntamento. Se tutto procede nel migliore dei modi, ci si può tornare dopo tre anni ma sarebbe buona norma sottoporsi a visita andrologica almeno una volta l’anno a partire dai 55 anni di età.

La sessualità per l’uomo maturo
Notevoli sono i cambiamenti a livello sessuale che si riscontrano con il passare degli anni. Ovviamente non è possibile codificarli in modo certo perché sono possibili molte variazioni da persona a persona. Ci sono settantenni che non incontrano difficoltà di sorta e cinquantenni che hanno difficoltà erettive. In generale, però, questi sono i cambiamenti che si possono verificare:
• Per raggiungere l’erezione si ha bisogno di una maggiore stimolazione (sia fisica che meccanica) e di un tempo maggiore
• Il pene in erezione è meno rigido e questo, in qualche caso, può rendere difficile la penetrazione
• Il periodo refrattario, vale a dire il tempo che può intercorrere tra l’eiaculazione e una nuova possibile erezione, tende ad aumentare. Se per un giovane sono necessari pochi minuti, per un anziano la possibilità di avere rapporti multipli è quasi nulla per cui a volte, dalla fine di un rapporto, devono passare anche 24 ore per riuscire ad avere un’altra erezione
• L’uomo può avere difficoltà ad eiaculare
• La psicologia può giocare un ruolo importante, se, in presenza delle ridotte capacità genitali, si considera esaurita la sessualità, emotivamente ci può essere un crollo. In questi casi è importante riprendere fiducia in se stessi ed accettare la nuova sessualità facendosi aiutare dall’andrologo con opportune terapie

Dizionario dei termini medici

Andropausa - Stato che interessa l’uomo in età avanzata, dovuto alla carenza di testosterone

Testosterone - Principale ormone sessuale maschile che, tra le altre cose, è responsabile del desiderio sessuale

Prostata - Ghiandola dell’apparato genitale maschile, posta sotto la vescica, che ha la funzione di produrre in parte il liquido seminale

Ormone - Sostanza secreta da alcune ghiandole in modo da regolare le funzioni di alcune parti dell’organismo

Corpi cavernosi - Strutture cilindriche del pene che riempiendosi di sangue si irrigidiscono e provocano l’erezione

Dott. Oscar Fenice
Dirigente di 1° livello dell'Unità operativa di Urologia del policlinico «San Pietro», andrologo della Società Italiana di Andrologia

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