Gli integratori?
«Sono inutili»

Una ricerca del «Mario Negri»: un'atleta dilettante su due fa ricorso ad integratori alimentari, ma per il professor Silvio Garattini, fondatore e direttore dell'istituto di ricerca farmacologiche «non sono utili».

Gli integratori vitaminici e minerali sono le sostanze più diffuse per un presunto miglioramento delle prestazioni e sono assunti rispettivamente dal 44-50% degli atleti a livello dilettantistico. Seguono, quanto a diffusione, anti-infiammatori e creatina (utilizzati da circa 15% degli atleti), diuretici (circa 10%), steroidi anabolizzanti (circa 7-8%), anfetamine (circa 6%), cocaina ed EPO (circa 2-3%). La maggior parte degli atleti si esprime contro il doping in generale, ma l'utilizzo frequente anche a livello dilettantistico e la sua diffusione negli ultimi anni fa pensare che in qualche modo gli atleti si sentano pressati a farne uso.

Questi sono i principali risultati di un'indagine condotta dal Dipartimento di Medicina del Lavoro dell'Università degli Studi di Milano, in collaborazione con l'Istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri» e l'Istituto DOXA e con il supporto del Ministero della Salute. Sono stati intervistati 289 atleti di varie discipline frequentatori di palestre/centri fitness e 30 gestori degli stessi per conoscere le opinioni degli atleti a livello dilettantistico sulle sostanze e pratiche di doping e sui disturbi correlati a tale uso.

Secondo gli intervistati i motivi principali per cui gli atleti utilizzano queste sostanze sono per sviluppare il proprio corpo e per potersi allenare meglio e più a lungo anche in presenza di una dieta bilanciata, nonostante più dell'80% degli intervistati ritenga che anfetamine, steroidi anabolizzanti e cocaina siano dannosi alla salute. Solo il 3-6% degli intervistati ritiene, invece, dannosi gli integratori.

Il 67% degli atleti e il 57% dei gestori di palestre pensa che gli atleti sottovalutino gli effetti dannosi legati all'uso di sostanze dopanti, e il 74% degli atleti e il 60% dei gestori ritengono che anche la stampa sottovaluti tali effetti.

Per gli integratori, solo il 2% degli atleti e il 7% dei gestori ritengono che l'atleta prima di farne uso si rivolga al medico per un consiglio; le percentuali diventano ancora più basse (rispettivamente dell'1 e del 3%) per le altre sostanze dopanti. Tra gli integratori, i preparati a base di sali minerali e vitamine sono quelli ritenuti più utili, mentre i prodotti probiotici/fitoterapici e i sostitutivi dei pasti sono ritenuti tra i meno efficaci.

Procurarsi gli integratori è semplice secondo il 80% degli atleti e il 90% dei gestori, e negli ultimi 2-3 anni l'impiego di integratori sarebbe aumentato secondo il 50-60% degli intervistati. Vi sarebbero aumenti anche per il consumo di altre sostanze dopanti secondo il 40-45% degli intervistati.

Silvio Garattini, Direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche «Mario Negri», confortato da recenti prese di posizione dell'EFTA, L'Authority europea per la sicurezza alimentare, ha un'opinione precisa: «Sull'efficacia di questi prodotti non c'è nessun riscontro scientifico. Sono prodotti che, rispetto a quanto promesso, non sono utili, anche perché oggi l'alimentazione è talmente varia che risponde facilmente ai bisogni dell'organismo».

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