Neonati al sicuro
con la tecno-tutina

Monza - Il segreto -che tale deve restare- è tutto in un filato elasticizzato, che fa da sensore a contatto con la pelle. E che sostituisce tubi, fili elettrici, elettrodi metallo-plastici da attaccare alla pelle. Un'invenzione che può rivoluzionare i rilevamenti diagnostici: per ora sui bambini, in futuro per tutte le età. All'insegna del benessere per chi soffre.

Alessia Moltani e Luca Orlandi, della monzesissima Comf Tech (sede in via Castello 9, in riva al Lambro), con l'ingegnere muggiorese Giuseppe Andreoni, del Politecnico di Milano, hanno vinto il 26 ottobre la Star Cup Lombardia, il premio per idee imprenditoriali ad alto contenuto innovativo. E l'hanno vinta per una tutina per neonati che, una volta indossata, assicura il monitoraggio dei parametri vitali nel massimo comfort: «L'obiettivo era assicurare dare maggior benessere ai bambini in terapia intensiva -racconta Moltani- che in genere stanno nelle incubatrici vestiti del solo pannolino e con fili, tubi, elettrodi. Una situazione fastidiosa, se non di sofferenza».

Di qui l'idea della tutina, che monitora il corpo attraverso una sorta di fettuccia elastica appoggiata al braccio e che poi cinge la vita: «Lo scopo era di creare una tutina indossabile facilmente ma altrettanto facilmente svestibile in caso di emergenza, e che assicurasse comfort». Mesi di test presso il Dipartimento materno-infantile e la Terapia intensiva neonatale dell'ospedale Manzoni di Lecco, condotti su una trentina di bimbi, hanno confermato che la qualità del segnale rilevato dal filato speciale è la medesima dei tradizionali elettrodi e fili.

Ora, avviata la procedura per il brevetto italiano ed europeo, per la Comf Tech, che cura al produzione del filato e delle tutine, si apre la sfida della commercializzazione: «Vorremmo -spiega Orlandi- trovare partner giusti che siano già presenti sul mercato dei prodotti per le terapie intensive».

L'innovazione della Comf Tech potrebbe trovare applicazioni e sviluppi futuri: «Pensiamo agli indumenti per rilevare i parametri (frequenza cardiaca, ecc.) degli sportivi, ad applicazioni per monitorare gli anziani, a vestiti per lavori pericolosi. Il tutto, per di più, anche con la possibilità di trasmettere a distanza i dati: ci sarebbero meno ricoveri e anziani e bambini, a casa, stanno senz'altro meglio che in ospedale».

Insomma, una piccola azienda con una grande idea: «Le aziende brianzole devono rivalutarsi puntando sull'innovazione e la qualità» concludono Moltani e Orlandi.
Paolo Cova

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