Arriva un nuovo sensore
per gli scompensi cardiaci

E’ possibile ottimizzare i parametri della stiimolazione in modo automatico e in tempi molto ridotti rispetto alla terapia con i farmaci attuale

Migliora, grazie a un sensore innovativo, la terapia di risincronizzazione (Crt) per i pazienti affetti da scompenso cardiaco. Lo dicono gli esperti del Niguarda, illustrando uno studio sulla possibilità di automatizzare l’ottimizzazione della Crt, eliminando una pratica che richiede al contrario molto tempo.

Lo scompenso cardiaco è una malattia grave con mortalità media a cinque anni dall’inizio dei sintomi, superiore a quella da cancro, e rappresenta la prima causa di ricovero in ospedale per chi ha più di 65 anni. Ne soffre un milione di italiani, con 170 mila nuovi casi ogni anno. Caratteristica dello scompenso cardiaco è la mancanza di sincronizzazione della contrazione fra ventricolo destro e ventricolo sinistro, cosa che peggiora la capacità contrattile del cuore, che si traduce in una minor capacità di pompare sangue e ossigeno in tutte le parti del corpo.

«Oggi si sa che nel 20-30% dei casi di scompenso - afferma Maurizio Lunati, Direttore della Cardiologia del Niguarda - è possibile risincronizzare il cuore associando ai farmaci, che costituiscono la terapia tradizionale (vantaggiosa ma non sufficiente), l’impianto di un dispositivo simile a un normale pacemaker, che invia impulsi elettrici alle camere cardiache, attraverso tre cateteri, due all’interno del ventricolo destro e uno in un vaso esterno al ventricolo sinistro».

La novità consiste in un elettrocatetere di nuova generazione, completo di uno speciale sensore (SonR) inserito nell’ atrio destro. Questo sensore è in grado di trasmettere al dispositivo cardiaco della Crt i segnali elaborati da un microcircuito elettronico, ottimizzando i parametri della stimolazione cardiaca in maniera automatica (ogni settimana), recuperando così anche parte di quel 20-30% di pazienti che non rispondono bene alla Crt.

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