Da Monza direttamente a Roma
Per dire no al Gp di Formula 1

Monza - La loro forza è nella passione, nella volontà, nella mancanza di un inquadramento. Ma è ovvio che la partita si sbloccherà solo quando entrerà nel campo della politica. E per allora sarà bene che gli esponenti del territorio passino davvero dalle parole ai fatti, come peraltro detto a più riprese proprio in concomitanza del Gp dello scorso 13 settembre. Intanto sono proprio loro, gli Amici dell’autodromo, a tenere alta la bandiera della monzesità della Formula 1.

Un concetto ribadito proprio a Roma, nel cuore di quelle vie su cui l’ipotesi di un circuito pronto per il Mondiale del 2012 è qualcosa di più che una semplice idea. Nonostante in molti, soprattutto i residenti del quartiere capitolino, dicano no allo scenario che va delineandosi. “Siamo stati a Roma per incontrare la cittadinanza e la stampa, in accordo con il locale Comitato salute e ambiente Eur”, spiegano Enrico Radaelli, Pietro Mazzo e Fabrizio Ciceri. Con loro, la delegazione dello sport monzese rappresentata anche da Franca Casati e i parlamentari Cesarino Monti e Paolo Grimoldi, Lega Nord. Ad attenderli nel palazzo della Regione Lazio anche il consigliere comunale Pd Athos de Luca, Mediate Spadaio dei Verdi e Riccardo Milana, Pd.

“Siamo entusiasti della mobilitazione romana: l’appeal dell’intera faccenda è maggiore da loro che qui da noi”. Organizzare un Gran premio è qualcosa che va ben oltre il giorno di gara e le prove dei due giorni precedenti. E le difficoltà, per una struttura che vuol essere non permanente, ovviamente aumentano in modo esponenziale. Eppure “Ppr il Gp di Roma hanno ipotizzato già anche un mese: quello di agosto. Perché, all’Eur, non si creerebbero disagi agli uffici e alle scuole compresi nel perimetro del percorso cittadino. Ma noi abbiamo dimostrato, a rigor di logica, tutta l’inopportunità di portare lì la Formula 1. Per ragioni di viabilità, per la mancanza di strutture, per la salvaguardia di un ambiente in larghi tratti vincolato a parco e per l’elevata esigenza di costi: 100 o 150 milioni, difficilmente reperibili tramite i privati. E decisamente inconcepibili per un’edizione spot del Gp, come invece alcuni continuano a dire”.

Radaelli conclude: “Siamo stati lì per fare presenti i tanti problemi connessi alla gestione di un Gp. Sappiamo che il nostro ‘rumore’ è arrivato all’orecchio di Alemanno. Ma non ci fermeremo qui. Il prossimo passo è far sentire direttamente a Bernie Ecclestone le nostre ragioni e quelle di chi all’Eur si batte per evitare che il Gp arrivi a Roma”.
Stefano Arosio

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