Sabatini, gestaccio ai canturini
"Con loro ho un conto aperto"

Il patron bolognese protagonista di un poco edificante dopo partita verso i tifosi della Bennet. Cosa succederà a gennaio nel ritorno al Pianella?

COMO Dove sia finito il Sabatini che la scorsa settimana in versione “Papa buono” invitava i canturini affinchè venissero a lui, nei minuti che hanno seguito la sirena di Virtus-Cantù non si è avuta notizia. In piedi sul cubo dei cambi, il patron bolognese, sguardo invasato rivolto verso il popolo canturino, gentilmente invitato a... riprendere l'A1 in direzione Nord. Non ci sarebbe nulla di strano se stessimo parlando del Presidente del Borgorosso Football Club o della reincarnazione della buonanima del Presidente del Pisa Romeo Anconetani: il problema è che il personaggio in questione è lo stesso, a occhio e croce, che si vanta di avere il pubblico più numeroso (e questo è vero), sportivo e giovane d'Italia. Lo stesso che predica in un modo e razzola in tutt'altro, che una volta si spende per un'iniziativa che esalta la sportività ecumenica e il rispetto dell'avversario e nell'altra vara il “Maraglio Day” per permettere ai suoi tifosi di insultare tutto e tutti per 40 minuti. E' il solito Sabatini, verrebbe da dire, se non fosse che le trovate mediatiche del numero uno virtussino iniziano a sapere di già visto, di vecchio.
«Con loro ho un conto aperto», ha confessato in conferenza stampa pochi minuti dopo l'imperdonabile errore di Ortner e il suicidio collettivo della Bennet. Una delle sue poche espressioni riproducibili su carta stampata, peraltro, e proprio il clamoroso harakiri della squadra di Trinchieri ha spostato il tiro rispetto al deprecabile show nel quale si è esibito Sabatini. A gennaio al Pianella è presumibile che si scriva un'altra brutta pagina di questa storia tra il proprietario della Virtus, che peraltro è andato a stringere la mano ai dirigenti della Bennet, e la gente di Cantù. Confidiamo nel fatto che si possa chiudere qui e che si possa tornare a parlare di pallacanestro, anzi di bella pallacanestro, quella che Lardo e Trinchieri sono in grado di produrre con le loro squadre. L'importante sarà non credere a una sola parola pronunciata da Sabatini nella settimana che precederà la partita di ritorno: sarà solo propaganda, nuda e cruda, perché il Sabatini autentico è quello ammirato domenica in versione cubista. Le favole che ci propina e che fanno riferimento direttamente a De Coubertin piacciono a tutti. Ma ora Sabatini smetta di raccontarcele.

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