Mondiali di canottaggio:
i comaschi restano a secco

Peggio di così non poteva andare ai nostri. Due barche “lunghe”, entrambe per metà lariane, fanno flop ai Mondiali assoluti e pesi leggeri di canottaggio sul lago Karapiro in Nuova Zelanda.

Peggio di così non poteva andare ai nostri. Due barche “lunghe”, entrambe per metà lariane, fanno flop ai Mondiali assoluti e pesi leggeri di canottaggio sul lago Karapiro in Nuova Zelanda. Cominciamo dalla barca olimpica, quel quattro senza leggero sul quale sono puntate le speranze azzurre nelle tappe di avvicinamento a  Londra 2012. Soltanto sesti, ovvero ultimi, infatti, Jirka Vlcek, il lezzenese Daniele Danesin, Andrea Caianiello, il capovoga mandellese Martino Goretti. Una gara molto controversa la loro, ma nessuna attenuante può mitigare l'amarezza di una sconfitta che sarà difficile dimenticare. Sono terzi dopo i primi 500 metri, in un fazzoletto di 49 centesimi ci sono anche Australia, Gran Bretagna e Germania. Perde terreno l'armo azzurro a metà gara: quarto, podio (Gran Bretagna) a 84 centesimi. I nostri faticano oltremodo, complici anche le folate di vento laterale a favore. Escono quindi di scena, poco dopo i 1500: la lotta per il titolo mondiale coinvolge così Gran Bretagna e Australia, solo 7 centesimi a favore della barca inglese al traguardo mentre il formidabile serrate cinese li porta a rimontare dalla quinta alla terza posizione soffiando per 48 centesimi il bronzo alla Germania e arrivando a un solo centesimo dall'Australia.
Non meno deludente il quattro di coppia leggero, barca non olimpica, ma ormai entrata nella storia del canottaggio, in quanto imbattuta da nove anni. Dal 2001, infatti, vinceva il Mondiale e su quell'armo l'anno scorso Daniele Gilardoni aveva conquistato il suo decimo titolo mondiale. Questa volta il il Lario era pure rappresentato in esperienza ed esuberanza giovanile, grazie al “vecchietto” (otto titoli mondiali) bellagino Franco Sancassani e al giovane promettente menaggino Pietro Ruta. Con loro Basalini e Gabriele. L'obiettivo dei quattro era di  ripetersi:  Germania e Francia staccate di sei centesimi ai 500, poi ecco passare i tedeschi con l'Italia in recupero: ai 1500 Basalini e compagni passano i francesi e sembrano esser pronti per difendere l'argento. Capita l'imprevisto, invece, perché nel finale non solo i francesi ma anche i danesi serrano spedendo l'Italia giù dal podio per soli 8 centesimi. Cade così un mito. Peccato.

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