Trinchieri se la gode:
"E ora sotto con Siena"

"Sara' un problema solo se avranno timore di noi e cominceranno a giocare con grande intensita'. Comunque vada, sono contento di questa esperienza e del rendimento di tutti i giocatori"

La Bennet scrive un'altra splendida pagina di questo luminoso anno e mezzo dell'era Trinchieri. La finale di coppa Italia arriva con Cantù che, dopo avere travolto Biella, supera senza particolari problemi l'Air Avellino ‘giustiziera' di Milano ventiquattro ore prima. Un secondo quarto pirotecnico quello della squadra canturina che dopo 25' di gioco, proprio come contro l'Angelico, toglie ogni incertezza circa il risultato finale, sul 58-31 in proprio favore.
Andrea Trinchieri può così analizzare un'altra vittoria, ma soprattutto un'altra prestazione eccellente, della propria squadra: «Siamo partiti male, sembrava ci fossimo trovati per la prima volta 5' prima; poi abbiamo riordinato le idee, riportando soprattutto Ortner sui binari difensivi giusti, ho inserito Marconato per far capire a Ben la difficoltà del momento. Ma tutto comprensibile, erano tanti anni che Cantù non arrivava a giocare partite singole di tale importanza. Poi siamo stati bravi a ritrovarci, fare il break e quindi a gestire la partita. Lo spettacolo è stato sicuramente maggiore contro Biella ma oggi era importante vincere e basta».
In quel break è stato fantastico Mazzarino: «Un giornalista ha avuto l'ottima battuta del suo asciugamani attorno alla testa quando torna in panchina: come la Sacra Sindone, siamo nella città giusta. Ma è tutta la squadra che è stata brava ad assecondare i 5' di magìa di un singolo giocatore, non è sempre scontato che gli altri lascino il palcoscenico ad un singolo, da noi va così perché sono tutti giocatori molto intelligenti».
E allora si tenta l'assalto alla Montepaschi, dimenticando i problemi al polpaccio di Marconato («ci sarà, abile e arruolato») la botta alla mano subìta da Green contro Biella («abile e arruolato pure lui») e l'indubbia forza dei campioni d'Italia: «Le difficoltà inizieranno quando loro cominceranno a prenderci, metaforicamente sia chiaro, ‘a pugni'; quando alzeranno la loro intensità difensiva e si metteranno sempre sulle nostre linee di passaggio; lì dovremo vedere se saremo capaci di ‘stare lì', di resistere al loro impatto».
La forza della Montepaschi non è certo da scoprire, secondo Trinchieri: «Sappiamo benissimo come siano bravi ed abituati a vincere, ma sono 40' nei quali noi dovremo provare a produrre il massimo del nostro rendimento, portare il livello del nostro gioco il più in alto possibile. Ma sia chiara una cosa, comunque vada a finire questa finale, ed anche se fossimo usciti contro Biella oppure oggi, la mia opinione sulla qualità del lavoro che i miei giocatori svolgono quotidianamente non cambierà di una virgola».
E' giustamente orgoglioso dei suoi giocatori il coach della Bennet, si defila un po' solo quando gli chiedono un commento sui cori a lui dedicati: «Cerco di non farmi distrarre, di non pensarci; non voler gustare in pieno certe sensazioni a volte può essere un punto di forza ma a volte anche un limite».

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