Sport
Martedì 15 Febbraio 2011
Marconato e la finale
"Troppi regali a Siena"
L'uscita anticipata di Micov ha compromesso abbastanza le nostre rotazioni anche perché era previsto che Vlado giocasse qualche minuto pure da "4" per dar fiato a Leunen
"In avvio di Final Eight non eravamo i favoriti, eppure avevamo piena consapevolezza dei nostri mezzi. Sapevamo altresì che Siena è più forte ma le abbiamo regalato troppe cose e questo ci fa male. Per cui se da un lato si può essere soddisfatti, dall'altro si è delusi.
- Quali regali avete fatto alla Montepaschi?
"Qualche palla persa di troppo e non aver saputo usare le mani come invece hanno fatto loro. E poi quel fallo tecnico fischiato a Micov.
Che vi ha tagliato le gambe. Diciamo che la sua uscita anticipata ha compromesso abbastanza le nostre rotazioni anche perché era previsto che Vlado giocasse qualche minuto pure da "4" per dar fiato a Leunen. Sebbene siamo riusciti a coprire tutta una serie di magagne conseguenti, non ci nascondiamo che la partita avrebbe potuto avere un esito diverso".
- Quali restano le differenze più evidenti tra voi e loro?
"L'intensità difensiva che Siena riesce a tenere sempre alta nel corso della partita. Aggiungerei l'esperienza e dunque la capacità di saper emotivamente gestire la tensione di una finale. Quanto a noi, dovremmo avere maggior sfrontatezza per misurarci con loro a muso duro".
- E qualche giocatore in più, no?
"Alla guerra si può pensare di andare anche in queste condizioni, ma in effetti quando le battaglie si susseguiranno una dopo l'altra come nei play off, allora ritrovarsi con l'aggiunta di un soldato non guasterebbe. Uno in più farebbe a comodo a patto che venga per darci una mano e non certo per indossare i panni di chi vuol fare l'eroe".
- Intanto, complice la circostanza che a Torino si è fatto il pieno di addetti ai lavori su scala nazionale, la vostra squadra è stata ormai ufficialmente riconosciuta da tutti come uno splendido gioiello nonché principale alternativa a Siena.
"Posso tranquillamente confessare che al nostro interno tutto ciò era già ampiamente risaputo. Più che la presa d'atto altrui, è l'essere riusciti a dimostrare sul campo la bontà del nostro gioco ad avallare la bontà e la credibilità dei nostri convincimenti".
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