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Giovedì 16 Febbraio 2012
Trinchieri e la Coppa Italia:
«Non mi fido di Avellino»
Al via nella giornata di giovedì la final eight di Coppa Italia a Torino. Il coach della Bennet fa il punto della situazione in vista della sfida tra Cantù e Avellino. Ma il tecnico biancoblù parla anche d'altro
Andrea Trinchieri, coach della Bennet, un pronostico?
«Siena batte agevolmente Sassari, Milano vince facile con Bologna, mentre riguardo Pesaro-Venezia non ho la più pallida idea».
Ci sarebbe pure Cantù-Avellino...
«È la partita dall'esito più incerto».
Incerto anche il pronostico riguardo la vincitrice di questa edizione della Coppa Italia?
«Chi si trova in tre giorni a prendere il meglio di se stessa può andare sino in fondo».
Partite "aperte", dunque?
«È la serie A a essere aperta e questa final eight non è altro che lo specchio del campionato. Dove tutte, con Siena un po' meno, hanno vissuto tanti alti e bassi».
Morale?
«Tranne la Montepaschi, non si sa chi beve e chi paga. Perché le gare secche sono soggette all'imprevedibilità».
E la Bennet parte con Avellino.
«È un quarto complicato perché loro giocano estremamente "leggeri" di testa. Insomma, è squadra che ottimizza le risorse e che ci affronta con una situazione psicologica invidiabile. L'attacco è la loro forza e Golemac colui che dà equilibrio. No, io non mi fido».
Ma Cantù è team da Eurolega.
«A volte siamo un po' pirandelliani, vale a dire in cerca d'autore».
Si accontenterebbe di arrivare in finale?
«Siamo troppo imprevedibili perché io possa compiutamente rispondere a questa domanda. Venerdì sera chiuderò un libro e spero di poterne aprire un altro per sabato».
La chiave?
«Riuscire a produrre una buona partita, che significa essere un po' meno scontati in attacco e commettere meno errori in difesa».
Rispetto all'anno scorso...
«Rispetto all'anno scorso abbiamo giocato più partite, accumulato molto stress, avuto più possibilità di perdere. Tutte situazioni che a fine stagione ci saranno servite a crescere ma che per ora ci hanno soprattutto segnato».
Ma la vostra Eurolega è un bijou.
«Siamo la squadra che più ha sorpreso in Europa. E l'Europa. Questo dovrebbe renderci più forti. Anche Bilbao , per la verità, da neofita come noi sta facendo benissimo in Eurolega, eppure non è riuscita a qualificarsi per le final eight della Copa del Rey».
Non è che vi frega la pressione?
«Tra il poter e il dover fare c'è tutta la differenza del mondo. Questo è il passo che non siamo ancora riusciti a compiere. Così, il lato sanguigno che a volte in me è preponderante mi fa sentire insoddisfatto, mentre quello razionale, che pure c'è, mi rende perfettamente consapevole di ciò che sta accadendo alla mia squadra. Che è nella norma, anche se non è detto che sia giusto così».
A Torino debutterà Perkins.
«Non è ancora pronto, ma giocherà perché questo è un modo per inserirlo. Di certo non aspettiamoci che sia lui a toglierci le castagne dal fuoco. Intanto, come persona si è già dimostrato giusto per questo gruppo: dopo il primo allenamento sapeva infatti già tutti i nomi dei compagni. È normale? No, direi che non è così affatto scontato».
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