Allievi: «Cantù non trema
Pur non avendo gli incassi»

Il presidente dell’Acqua San Bernardo: «No a toni catastrofisti»

«Avanti così, senza pubblico (e dunque senza incassi, ndr) rischiamo la bancarotta». L’apocalittica previsione è stata resa pubblica nei giorni scorsi dal presidente del Consorzio pesarese che sta alle spalle della Victoria Libertas, Luciano Amadori. «Siamo sotto di 5­-600mila euro con i conti della società - la puntualizzazione - e speravamo di rimetterci in pista con gli incassi degli abbonati e dei biglietti. Niente».

Per un Amadori che è uscito allo scoperto, altri club di serie A sembrano al momento assumere una posizione più defilata, anche se dietro le quinte un certo malumore serpeggia.

E a Cantù come stiamo? Come siamo messi? Perché una società quale quella biancoblù che esce dalle secche alle quali la gestione russa l ’aveva ridotta, non naviga certo nell’oro e si suppone che qualche quattrino proveniente dal botteghino non sarebbe dunque certo malvisto.

«Una premessa è doverosa - spiega il presidente della Pallacanestro Cantù, Roberto Allievi -. Il club e il suo consiglio d’amministrazione sono stati e sono tuttora assolutamente concordi sul fatto di dare seguito non solo al consolidamento della situazione economico-finanziaria, ma pure a migliorarla in ottica futura. Alla luce della pandemia sapevamo che questo sarebbe stato un anno difficile sotto il profilo economico e così a suo tempo si è concordato con coach Pancotto e con il general manager Della Fiori di contenere il budget relativo al mercato, ancorché tale da poter comunque garantire una stagione dignitosa. Insomma, allestire una squadra abbastanza competitiva non solo per pensare alla salvezza ma pure per essere in qualche modo interessante protagonista in questo campionato».

Esaurita la premessa, il numero uno del club entra nel merito della delicata questione. «Senza voler essere né passare per presuntuoso, posso serenamente affermare che questa situazione di disagio non ci coglie impreparati - confida -. È evidente, ovvio, che mancando gli incassi mancano introiti importanti, ma noi ci siamo attrezzati per tempo, consapevoli che avrebbe potuto essere un’annata di magra alla voce incassi. E così abbiamo posto le basi per ovviare a questo inconveniente. Comprendiamo che per il movimento si prospetta una stagione complicata, ma siamo sufficientemente tranquilli per permetterci di rinunciare a toni catastrofisti».

Il discorso, tuttavia, a questo punto si amplia. «Nell’ultima stagione gli incassi hanno dato linfa soltanto per il 15% al nostro budget. Dico “soltanto” perché in effetti si tratta di un’incidenza alquanto modesta. Del resto, la migrazione a Desio ci ha fatto perdere una bella quota di pubblico giovane oltre che di quello più anziano. Inoltre, è ormai appurato che il nostro bacino d’utenza consolidato sia rappresentato dal Comasco e non dalla Brianza attorno a Desio. Ed è per questo motivo che il nuovo palazzetto a Cantù rivestirà un ruolo fondamentale anche al fine di garantire un monte incassi decisamente più congruo e adeguato alla nostra realtà».

Tre le ipotesi allo stato attuale: porte chiuse, 700 spettatori come domenica contro Pesaro oppure il 25% della capienza dell’impianto. «Personalmente ritengo che avere 1.650 persone in un palazzo come quello di Desio che ne può ospitare sino a 6.500, rappresenti un numero in grado di garantire il distanziamento fisico/sociale richiesto e costituisca un’adeguata presenza di pubblico alla luce tra l’altro dei rigorosi protocolli ai quali dobbiamo attenerci. Dopodiché non sono certo io il più titolato a parlare di questi argomenti. Tra l’altro, occorrerebbe verificare anche l’eventuale risposta dei tifosi perché sinora, un po’ ovunque, mi sembra di aver notato una certa riluttanza nel tornare a palazzo».

In un contesto del genere, ha ancora senso la campagna abbonamenti? «Sì, questo resta un nostro obiettivo. Ovvio che dovrà essere studiata con attenzione e adeguata alle nuove condizioni che si presenteranno. Per quanto ci riguarda, l’avvieremo se e quando sarà possibile, anche se al momento non possiamo ancora prevedere nulla».

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