Ambrosini: «Ce l’avevo con un tifoso»

Il litigio di martedì sera: «Mi insulta da sempre, mi dice che sono indegno. Scarso lo accetto, ma indegno no. Non ci ho visto più».

Cesare Ambrosini ha spiegato il litigio con un tifoso martedì sera dopo Como Lanciano. Dal gruppo di giocatori che salutava la curva a fine partita a un certo punto si è staccato Ambrosini, la bandiera, e ha puntato dritto verso la barriera come se ce l’avesse con qualcuno. Con chi? Nemmeno il tempo di notare il suo nervosismo imbufalito, che Giosa e Ganz lo aveva già bloccato e riportato verso gli spogliatoi. Cosa era successo? Ieri a Orsenigo lo ha spiegato lui stesso: «C’era un tifoso che continuava a gridarmi che sono indegno. Mi sa che è lo stesso che me lo urla da anni. La stessa voce che mi trapana il cervello. Ora puoi dirmi di tutto, che sono scarso, che non sono capace... Ma non che sono indegno. Che non sono degno della maglia azzurra. Questo no. Allora sono partito dritto, volevo proprio parlarci». Qualcuno ha temuto un altro problema tra lui e i tifosi come qualche anno fa in cui venne fuori un putiferio per una sua intervista in cui aveva criticato il pubblico: «Ma no... Chi era lì, ha capito cosa era successo. Cercate di capirmi: non vincere una partita del genere è folle. Ti fa saltare i nervi. Se poi ci si mette anche quello che insulta a tempo perso...». Già che c’era, Ambrosini ha parlato della squadra: «Ci sono ancora 36 punti in ballo, mi ribello all’idea che possa essere finita. Per come abbiamo giocato, i punti devono arrivare per forza».

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