Arrigoni: «Ma non siamo
quelli così tristi di Venezia»

Parla il consulente tecnico Pallacanestro Cantù: «Serve capire che nei momenti di difficoltà si reagisce insieme, di squadra».

Il capitombolo casalingo contro Reggio Emilia e il ruzzolone al Taliercio contro Venezia hanno in qualche modo contribuito ad azzerare la buona impressione che l’Acqua San Bernardo aveva lasciato di sé all’esordio in campionato a Brindisi. E qualche interrogativo - sospetto - ce lo si inizia a porre nella terra cestistica di Brianza. Per provare a comprendere meglio eventuali problematiche abbiamo così chiesto lumi a Bruno Arrigoni, consulente tecnico della Pallacanestro Cantù.

Cos’è accaduto alla squadra negli ultimi 80 minuti?

«Tenderei a non accomunare le due prestazioni ma ad analizzarne una alla volta perché in effetti hanno detto cose diverse».

Avanti allora.

«Con la Reggiana siamo scesi in campo sulle ali dell’entusiasmo determinate dal bel successo colto a Brindisi, pensando inconsciamente che sarebbe stata facile. Poi, una volta alzata la palla a due, ci siamo subito ritrovati su un percorso in salita che tuttavia siamo riusciti ad affrontare con determinazione rubando qualche pallone e correndo in contropiede sino a giungere a stretto contatto con gli avversari. Vero che successivamente ci hanno macinato e che la partita ci è scivolata via un po’ mestamente, ma una reazione in precedenza si era vista».

In verità, anche contro la Reyer verso la fine del primo tempo ci si era avvicinati a -6...

«Ma si è trattato più che altro di una casualità perché contro i campioni d’Italia - motivatissimi nel cercare il riscatto dopo quattro sconfitte di fila tra coppa e campionato - noi non ci siamo mai ritrovati. Continuando a palleggiare contro un muro che non siamo mai stati in grado di scalfire. Abbiamo proposto soluzioni avventurose, passaggi in salto con relative palle perse, tiri affrettati, iniziative balorde e altre amenità varie a comporre un vasto campionario di errori».

Che altro?

«Sono d’accordo con la disamina posto partita di coach Pancotto che ha reclamato meno palleggi e più passaggi, meno iniziative individuali e maggior capacità di trovare il compagno libero. In effetti, i giocatori si sono lasciati andare senza dare l’impressione di voler giocare assieme nel contesto di una prestazione complessiva assai deludente».

Al di là del gap tecnico, di cui nemmeno iniziamo a discutere, c’è stato tuttavia anche un gap fisico un po’ in tutti i ruoli, con chili e centimetri importanti tutti dalla parte dei tricolori.

«Verissimo. Ma non si è capito che nei momenti di difficoltà si reagisce insieme, di squadra. E questo non è stato fatto. Tra l’altro, pur avendo noi qualche giocatore di talento, giocate di talento non se ne sono viste».

Davvero nulla da salvare?

«Abbiamo subìto 76 punti in trasferta sul campo di chi ha cucito lo scudetto sulle maglie. Per dire, se nella stessa domenica Milano ne ha beccati 92 al Forum, allora noi avremmo anche potuto incassarne 110... Invece, l’imbarcata in difesa l’abbiamo scongiurata. Il problema, ovviamente, è stato l’attacco che non è arrivato a 50 punti! Proprio, appunto, per le ragioni esposte in precedenza. Ciò nonostante, sostengo che non siamo quelli tristi visti domenica al Taliercio e che abbiamo le carte in regole per metterci alle spalle questa cattiva serata veneziana

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