Iozzia che brava. Vince a Zermatt

Corsa La luratese è salita sul gradino più alto del podio della competizione in terra svizzera, per la terza volta dopo i successi nel 2018 e nel 2017

Una “grande” vittoria per scacciare la delusione della mancata partecipazione al Campionato europeo di trail lungo. Ivana Iozzia si è imposta ieri mattina nella Zermatt marathon, la più classica delle maratone di corsa in montagna. La luratese è salita sul gradino più alto del podio della competizione in terra svizzera, per la terza volta dopo i successi nel 2018 e nel 2017.

«Sono felicissima -il pensiero della comasca -.Partivo da favorita, quindi le mie avversarie (a parte Aline Camboulives, le altre non le conoscevo) facevano gara su di me. Allora sono partita prudente, ma già dopo 3/4 chilometri ho capito che dovevo fare gara in solitaria». Iozzia in effetti è rimasta “una donna sola al comando” per la stragrande parte dei 42,195 chilometri (con un dislivello positivo di 1.900 metri) che da quota 1.116 di St. Niklaus a Zermatt, ha portato ai 2.582 delle piste di Rifferlber. «Ho impostato il mio ritmo e ho corso fino alla fine incurante di quello che succedeva dietro -spiega -. Partivo con la certezza di essermi allenata bene per questa gara». Il cronometro ha certificato, senza tentennamenti, il largo dominio della campionessa luratese che ha concluso in 3.40’04” infliggendo un distacco di 11’24” alla prima delle rivali, la svizzera Inge Jenny. La comasca ha così “vendicato” il secondo posto dell’anno scorso. Ma un rammarico è rimasto, anche se non riguarda direttamente la Zermatt marathon. «Infatti avrei preferito correre oggi (ieri per chi legge ndr) il trail lungo agli Europei, ma purtroppo il 5° posto nelle qualificazioni ad Arco di Trento, mi ha tagliato fuori dalla squadra azzurra -dice la luratese -. Del resto ero consapevole di non essere al top della forma a causa dell’infortunio al ginocchio che mi ha tenuta ferma a marzo. Ci ho provato ed è andata male». Vincere a Zermatt però non è un traguardo da poco. «Era un obiettivo alto e sapevo che avrei dovuto portarlo a casa. E così è stato», il pensiero conclusivo della campionessa.

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