Banchini alla Vis Pesaro
«Como, orgoglio e rimpianti»

«Como è stata una parte importante della mia carriera. Una storia bella il cui epilogo non può cancellare quello che è stato prima»

Marco Banchini ha firmato per la Vis Pesaro. E dunque l’allenatore che ha ottenuto la serie C sulla panchina de Como, e che è stato esonerato quest’anno prima della cavalcata azzurra per la B, tornerà a lavorare. E torna anche a parlare. Rilascia a La Provincia la prima intervista dall’esonero dello scorso dicembre. Intervista necessaria, perché parliamo pur sempre di uno che ha guidato il Como per 78 partite, nell’arco di tre stagioni e che ha fatto segnare anche dei record, uno su tutti le 33 partite senza sconfitte consecutive tra D e C. Andato via però tra le critiche che il popolo azzurro gli riservava da qualche tempo. Banchini ha visto la promozione del Como dal divano di casa sua. È venuto il momento di parlarne.

Buongiorno Banchini, come va?

Bene. grazie. Sono già concentrato sul prossimo impegno.

Però prima dobbiamo parlare del Como. Non deve essere stato facile vedere la “sua” squadra promossa, da lontano.

Voglio fare delle premesse: Como è stata una parte importante della mia carriera. Una storia bella il cui epilogo non può cancellare quello che è stato prima. Per questo voglio ringraziare la società che mi ha dato questa opportunità, tutti i giocatori dal primo all’ultimo, gli addetti ai lavori e i tifosi, alcuni dei quali mi hanno scritto dopo la promozione.

Ok, sin qui il libro cuore. Ma poi?

Como per me è un orgoglio e anche un rimpianto.

Un giramento di maroni?

No, quello no. Il rimpianto è quello che, se ritorno con la mente a dopo Monza-Como dello scorso campionato, non solo i tifosi, ma anche la società era d’accordo sul fatto che mancasse davvero poco per sbocciare definitivamente. Per tutti il Como era una squadra che giocava bene, c’era entusiasmo.

Poi?

Qualcosa si inceppato con il finale della stagione stoppata dal Covid, e quella sconfitta con l’Olbia in casa di cui si è parlato anche tropo, per tutto lo stop. Lì l’aria era cambiata.

E quest’anno?

Credo di aver avuto un ruolo nell’impostazione del lavoro. La squadra è andata avanti con quell’impostazione tattica, segno che avevamo seminato bene, e di questo sono contento. Poi sono stato esonerato dopo 4 partite senza sconfitte, e una partita con l’Olbia in cui è successo di tutto, tra espulsioni autogol eccetera. Ma non voglio recriminare.

Le sue partite più belle di questa stagione?

Direi contro la Juve Under 23, credo. Una bella reazione. il problema dell Covid c’è stato, e grosso. Ma riconoscerete che non ho mai cercato alibi.

Gattuso è stato bravo.

Il merito più importante della squadra è stato quello di aver ridotto al minimo i momenti negativi. Il filotto buono, quando si cambia, ci può stare; ma la reazione agli inciampi c’è sempre stata.

Gattuso ha detto che lei non l’ha chiamata per fargli i complimenti.

Però l’ho chiamato quando è stato poco bene, e credo che sia più importante.

Ludi ha detto che la squadra con lei sembrava bloccata.

Non posso sviluppare un tema di Ludi. Se ha detto così, vuol dire che lo penserà. Credo che gli attestati di stima che ho ricevuto, dicano che non andavamo malaccio. Comunque sono contento per il Como, è stato casa mia. E poi la storia è stata lunga e il ricordo della promozione in C è anch’esso importante. Poi, posso dire una cosa?

Prego.

In due anni e mezzo ho passato praticamente tre presidenti diversi: Felleca, Gandler e Wise. Non capita sempre. Anzi, il primo anno il presidente era Corda... Una battuta, eh.

A chi ha pensato il giorno della promozione?

Ai quattro che c’erano dall’inizio: Bovolon, Gabrielloni, De Nuzzo e Cicconi. Per loro una grande avventura. Ma bravi tutti.

Qualcuno dice: Banchini era antipatico, troppo monotematico nelle interviste.

A me piace parlare di tattica e di tecnica, parlare di altre cose mi sembra di prendere in giro la gente. Certo avrei forse dovuto sorridere di più. Il calcio è anche impatto mediatico. Dalla vita si impara.

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