Banchini di prova
«Non è un match ball»

«Mi fido dei miei giocatori. Una squadra che ha fatto i numeri che ha fatto il Como, non deve aver paura delle situazioni o della tensione»

Marco Banchini ama il tennis. La sua passione oltre il calcio. Ma non ditegli che questo è un match ball: «Per il Mantova magari...», sorride. Como-Virtus Bergamo a 180’ dalla fine, con il Como davanti. Non serve un genio per capire che la tensione è alta. All’allenamento urlano tutti come matti, più del solito. Ma Banchini è bravissimo a stemperare. Sorride più del solito. In un ambiente portato ad esasperare, lui è il pompiere.

Mister, la vediamo tranquillo.

Mi fido dei miei giocatori. Una squadra che ha fatto i numeri che ha fatto il Como, non deve aver paura delle situazioni o della tensione. Poi, per carità, il momento è decisivo.

A lei piace il tennis. Questo è un match ball?

Forse per il Mantova... Al limite è un match ball di un avversario da rimandare al mittente.

Cosa le insegna il tennis?

Tanto. La capacità di contare sempre su se stessi. Concentrarsi su propri colpi, senza cercare alibi o proteste. Lo chiamo: annullamento del dialogo interno. inutile borbottare dopo un errore, ma guardare avanti.

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