Cantù verso Udine
«Rispetto non paura»

Domani, trasferta sul campo della capolista. Abbiamo raccolto sensazioni, umore e impressione di Santoro dopo l’atterraggio del manager in Brianza

L’impatto è stato frenetico, anche per lui. Il nuovo general manager della Pallacanestro Cantù, Alessandro Santoro, si è trovato subito “coinvolto” – e non poteva essere altrimenti – nel vortice del campionato.

Che, domani, riporterà Cantù in trasferta sul campo della capolista Udine. Abbiamo raccolto sensazioni, umore e impressione dopo l’atterraggio del manager in Brianza.

L’impatto con Cantù com’è stato?

Più che positivo. Abbiamo approfondito tutti gli argomenti che hanno arricchito la mia conoscenza rispetto a quanto è già noto a tutti per la grande storia di questo club. Il ricordo di cosa è stata Cantù nel suo passato rappresenta un onore e uno stimolo enorme per il mio lavoro, e quello di tutti, per il solo fatto di potersi solo avvicinare a quei risultati, a quella storia. Oggi, l’esperienza e la passione di tutta la dirigenza sono un grande aiuto per chiunque come me fa questo mestiere.

Quali sono stati gli argomenti oggetto di attenzione in questi primi giorni?

Abbiamo analizzato aspetti generali di gestione che devono avere la nostra massima attenzione, pur consapevoli che Pallacanestro Cantù gode, già oggi, di una struttura efficiente, ma con la necessità di potenziarle gradualmente fino a quando la città non avrà la nuova arena che aprirà scenari epocali rispetto al movimento nazionale o, in generale, per lo sport italiano. La realizzazione del nuovo impianto rappresenta la vera opportunità intesa come acceleratore dei migliori risultati sportivi della Cantù del futuro. C’è solo da complimentarsi con tutti coloro, e con tutte le componenti, che hanno consentito di potersi concedere una “chance” che potrà essere presa come esempio per far crescere l’intero movimento.

Di cosa si occuperà Santoro?

Proverò a contribuire nel miglioramento di tutte le attività, confidando su un gruppo di lavoro collaudato e preparato, per raggiungere il miglior risultato possibile di cui la parte sportiva è uno dei punti centrali. Quindi avrò responsabilità operative sulle attività di gestione, con un “focus” sull’area marketing e comunicazione e, visto il mondo da cui provengo, con una supervisione dell’area tecnica a cui Fabrizio Frates, Marco Sodini e tutto lo staff già garantiscono qualità e impatto necessari.

Che idea si è fatto della squadra?

È competitiva per affermarsi nella parte alta classifica, poi tutto è perfettibile e migliorabile come sempre, ma le condizioni create possono aprire scenari variegati, ma improntati alla positività.

I problemi non sono mancati però in questi mesi…

I problemi sono di questo mondo, ma la squadra ha dimostrato di poterli contrastare con forza di volontà e voglia di affermarsi a ogni costo. Spesso sento dire che le grandi stagioni cambiano direzione in base alla fortuna o alla sfortuna, un po’ come nel nostro caso, e penso all’indisponibilità di Zack Bryant contro l’Urania. Io dico invece che c’è una sottile differenza che divide il sentirsi sfortunati dallo sfociare nel vittimismo.

In questo caso qual è la soluzione?

Affrontando le difficoltà, non solo come frutto della sfortuna ma come stimolo per lottare e superarle. Spesso la differenza tra vincere e perdere dipende da come si interpretano le parentesi negative di una stagione anche se, nel nostro caso, sono state numerose. L’atteggiamento deve sempre essere da combattimento e se i nostri avversari vincono è perché hanno dimostrato di essere più bravi della nostra forza mentale.

La squadra di energie ne ha spese tante, forse oggi ne è un po’ a corto. Che ne pensa?

Quando sei senza energie, ed è il nostro caso, bisogna contare su cuore e testa e abbiamo dimostrato di averli entrambi. Il cuore comunica alla testa di andare oltre la fatica ed è così che si possono trovare energie di cui si ignora l’esistenza. È questo che trasforma una squadra normale in una grande squadra e in un grande gruppo, come hanno dimostrato più volte i nostri ragazzi. Dobbiamo completare l’opera, c’è ancora tanto lavoro da fare: con grande rispetto per tutti i nostri avversari, ma senza paura di nessuno.

Domani sera c’è Udine, ad oggi la favorita di tutto il campionato. Concorda?

Affronteremo questa partita consapevoli che giochiamo contro i super favoriti per la promozione in serie A e per la vittoria del campionato. Una squadra solida e completa in tutti i ruoli, un grande coach come Matteo Boniciolli esperto di tecnica, strategia e del miglioramento della condizione mentale di ogni suo giocatore. Udine mi impressiona per quanto ha fatto fino ad ora, per ciò che ho visto nella finale di Coppa Italia, per il suo potenziale, per la sua crescita. Questo li rende i favoriti, noi dovremo vendere cara la pelle e sfruttare le loro possibili disattenzioni.

Se dovesse fare un elenco delle candidate alla serie A?

Insieme a Udine vedo Scafati e Verona le squadre che hanno vissuto molto di più l’esperienza in A2 rispetto a quanto abbia potuto fare Cantù nel suo recente passato. Noi e altre belle realtà proveremo a inserirci in questo elenco di squadre per cogliere le loro minime distrazioni. Farei anche attenzione a Forlì: potrebbe risultare un avversario scomodo per chiunque nei playoff.

Cosa vede nel futuro di Cantù?

Se penso al campo, vedo la partita di domani sera a Udine. Mai commettere l’errore di andare troppo in là con la fantasia perché più si fantastica e meno si raccoglie nella realtà. Se guardo alla prospettiva di questo club nei prossimi anni, tenendo conto di questa stagione che è ancora tutta da giocare, vedo un futuro di cui essere orgogliosi. Carlo Recalcati, persona e professionista di cui ho privilegio di essere amico e a cui devo tantissimo per tutto ciò che ho potuto imparare da lui come giocatore e dirigente, mi ha parlato molto di cosa è il basket a Cantù. Sarà molto utile per capire cosa fare per costruire qualcosa di importante.

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