L’allenatore di Monferrato
un po’ canturino

il padre Claudio ha giocato sei anni a Cantù negli anni ’60 con Corsolini allenatore

Una Jb in partita a lungo, poi un crollo quasi inevitabile. È l’analisi del tecnico Andrea Valentini: «Sono soddisfatto, per 34’ abbiamo giocato, attaccando e muovendo la palla. La partita è cambiata quando abbiamo perso due palle di fila: le nostre energie fisiche si sono consumate. E se regali così tanti giocatori a Cantù… Ho un solo rammarico: avrei voluta giocarla al completo. Cantù ha la squadra per puntare alla promozione, noi così facciamo fatica».

Poi, l’affondo contro gli arbitri: «È un dato di fatto: noi attacchiamo tanto, ma non tiriamo liberi e dopo un po’ di partite questo fatto mi dà noia. Se abbiamo in campo i giovani, credo vadano rispettati e tutelati come i più esperti: prendiamo gli schiaffi e i giovani si innervosiscono».

Un esempio? «Tecnico alla panchina di Cantù, poi Severini si è tuffato e ha preso sfondamento. Ci hanno regalato due liberi alla fine, perché pure gli arbitri guardano le proprie statistiche». In effetti anche da parte dei tifosi canturini non c’era molta soddisfazione nella lettura del match da parte degli arbitri, evidentemente capitato in una serata non facile. La conferenza stampa si è conclusa con una sfumatura particolare riguardante proprio il coach di Monferrato.

Curiosamente, l’allenatore dei piemontesi si è definito «cuore canturino». Il perché è presto detto: il padre Claudio ha giocato sei anni a Cantù negli anni ’60 con Corsolini allenatore. Poi, dopo l’esperienza in Brianza, è andato nel Monferrato a chiudere la carriera. Ora c’è una dinastia alla Jb: il figlio Andrea allena, i nipoti Luca e Fabio sono due pilastri della squadra. E, per restare in famiglia, nel roster c’è anche il cugino Alessandro Sirchia.

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