Allievi: «La Giba sbaglia, noi sempre corretti»

Cantù Il caso Pini: «Non si tiene conto di tutto ciò che è accaduto in questi mesi. Reintegro? Buon senso da ambe le parti»

Non deve essere stato facile per uno come Roberto Allievi gestire una situazione pesante, e per certi versi pure dolorosa, come quella creata dall’affaire Pini. Con la sospensione del giocatore a causa di un provvedimento disciplinare, il reintegro e la durissima presa di posizione della Giba, l’associazione dei giocatori di pallacanestro.

Lui, il presidente, abituato per educazione e convinzione al dialogo e alla mediazione, non si è trovato di certo a sua agio in questa improvvisa tempesta. E ne abbiamo avuto la conferma.

Presidente, possiamo chiederle un commento sul comunicato della Giba riguardo la vicenda Pini?

Pallacanestro Cantù contesta nella sostanza il comunicato della Giba, perché non tiene conto di tutto ciò che è accaduto in questi mesi. Pur comprendendo la posizione della Giba, in quanto sindacato dell’atleta, confermiamo di non condividerla.

Può darci qualche dettaglio in più?

I dettagli sarebbero troppi e, molti di questi, fanno parte di una sfera privata che, per serietà, non vogliamo o possiamo divulgare con leggerezza. Dico solo che l’ingiusto impedimento alla regolare professione di Pini, a cui fa riferimento la Giba, è inesatto perché non tiene conto degli accadimenti di cui l’Associazione Giocatori ne è totalmente informata. La cosa che mi chiedo è quale valore bisogna dare al momento in cui si firma un accordo, dato che siamo stati chiari e diretti come sempre in riferimento a ruoli, programmi e ambizioni.

La Giba parla di isolamento forzato del giocatore. Cosa si sente di dire a riguardo?

Parole forti che contestiamo integralmente perché non riguardano la vita del giocatore in senso generale, ma un periodo di sospensione professionale motivato da una serie di comportamenti non conformi all’etica del club. Non lo abbiamo rinchiuso in una stanza privandolo di muoversi liberamente. La riconosciuta serietà e professionalità dell’atleta, menzionata dalla Giba, è ciò che ci ha convinti in estate. Il periodo prolungato è dipeso da un comportamento che ha creato danni tecnici sportivi, morali e di immagine alla nostra società.

Nonostante tutto la Giba giudica il vostro provvedimento illegittimo.

Quello che scrive la Giba non risponde alla realtà e lo contestiamo fermamente perché considera unilateralmente ciò che il giocatore ha rappresentato alla sua associazione, ma è, al tempo stesso, in controtendenza con quanto emerso nell’incontro che si è tenuto la settimana scorsa, dove le parti si sono mostrate disponibili a ricomporre la situazione utilizzando il buon senso. È per questo che abbiamo deciso, di comune accordo, di reintegrarlo. Non per altri motivi.

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