«C’è tanto da salvare. E adesso evitiamo di distribuire colpe»

Basket Cantù e il gm Santoro dopo il ko in Supercoppa: «Finché gli stranieri hanno retto ci sono state buone cose, però con gli arbitri dovremo cambiare atteggiamento»

«Non è tutto da buttare». Ha bisogno di un caffè - giusto perché il rientro da Forlì è stato alle 4 del mattino - Alessandro Santoro prima di soffermarsi sui temi della sconfitta dell’Acqua S. Bernardo nella semifinale di Supercoppa contro la Vanoli Cremona.

Il general manager di Cantù è tranquillo, anche perché sa dove mettere le mani. Partendo da alcune certezze. «Non abbiamo perso la finalissima di Champions - dice -. Questo è un torneo di precampionato e il precampionato, da che mondo e mondo, serve per testare le situazioni e vedere il grado di forma, per capire chi è più avanti e chi meno. Portandosi dietro acciacchi e imprevisti di un momento della stagione nel quale si lavora duro».

Niente processi, dunque, per un obiettivo mancato. Ma la consapevolezza - come segnala Santoro - «per mantenere tranquillità e serenità. In ogni grande stagione, si sa, arriva il momento di assumersi le proprie responsabilità, evitando però di stare lì a distribuire le colpe. Con il sacrificio e la passione che questa società e questa piazza hanno dimostrato, specie negli ultimi mesi, sapremo prenderci belle soddisfazioni. Pensiamo allora alle cose positive. Che ci sono».

E ce ne sono state anche nella sconfitta in Final Four. «Concordo con l’analisi di Sacchetti - prosegue - perché abbiamo giocato il miglior primo tempo nella nostra pre stagione e finché i nostri due stranieri hanno retto ci sono stati anche tanti segnali incoraggianti, tenendo conto del recupero in extremis di Nikolic e dell’assenza di Stefanelli».

«Tre quarti molto bene»

Proprio quella, più di tutte, pare aver pesato nell’economia della gara. Lo stop improvviso, nel riscaldamento, oltre ad aver accorciato le rotazioni, ha tolto di scena uno dei terminali sicuri, e di conseguenza una bella manciata di punti.

«Tutto vero - assicura il gm - ma non bisogna pensare di mollare solo perché manca qualcuno. Questa squadra ha la struttura per compensare le assenze. Deve e può farlo, come dimostrato per quasi tre quarti della sfida con Cremona, nella quale siamo stati molto bravi a limitare Lacey e Cannon, i loro due stranieri. Nei numeri, la differenza, se ci pensate bene, sta nei 24 punti di Denegri, che è un ottimo giocatore, lo avevamo già visto l’anno scorso nei playoff contro Ravenna, e che ha prodotto il massimo proprio in questa partita».

Lo stesso, però, con Stefanelli e Berdini sarebbe potuta essere un’altra musica. «Francesco - dice il general manager - lo conosciamo e sappiamo quel che di buono può darci. Nicola, anche per via della sua freschezza e proprio perché può anche giocare a fianco di Rogic e non solo in alternativa, avrebbe di certo allungato la tenuta del nostro play».

Fossero state tutte rose e fiori, però, probabilmente Cantù non avrebbe perso 77-60. Più di una lacuna c’è stata, specie nell’atteggiamento difensivo, e qualche passaggio a vuoto ha pesato, come quello di capitan Da Ros, ad esempio. «Lo ripeto, proviamo ad assumerci le responsabilità senza distribuire colpe. Non è da me e non lo farò - spiega Santoro -. Visto che me lo chiedete, posso dirvi che con grande equilibrio e lucidità uno dei nodi che cercheremo di risolvere da qui all’inizio del campionato è capire quello che Da Ros può e deve fare per la squadra, così come quello che la squadra può fare per lui, che è innegabilmente uno dei punti di forza. Ma non è “il” problema».

Tra questi, e la gara con Cremona lo ha evidenziato, c’è di certo un rapporto non sempre sereno con gli arbitri. «Altro punto focale - dice il gm - e sul quale bisogna fare un’attenta riflessione. Quando la fatica comincia a montare, spesso si è soliti trovare situazioni che giustifichino gli errori. E si comincia a discutere con gli arbitri, come successo a noi. Un atteggiamento che non deve più ripetersi, e con la squadra sono stato chiarissimo e molto fermo. Con la terna parla soltanto Sacchetti, i giocatori pensassero di fare al meglio il proprio compito, evitando di distrarre energie nervose e fisiche».

«Non c’è da preoccuparsi»

In definitiva, c’è da preoccuparsi? «No - la chiosa -ma ci sono da correggere quelle cose che non vanno e sapere che in questa categoria nessuno ha mai vinto facile o dominando avversario e stagione. Mai. L’importante è vincere. Come lo si faccia o come arrivi, poi, eventualmente è materia di discussione a posteriori».

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