Il consiglio di Frates: «Innamoratevi di questi giocatori»

Basket Il nuovo direttore sportivo di Cantù è convinto: «Abbiamo imparato quanto sia dura la serie A2 e i “contender” anche stavolta saranno di alto livello»

Un ruolo nuovo da direttore sportivo, ma con un vissuto di primissimo piano come allenatore. Con Cantù, riparte anche Fabrizio Frates, ora con mansioni più dirigenziali che tecniche.

«Un’offerta che ho accettato»

Avrà anche un ruolo nello scouting, andrà a caccia di giocatori da inserire in futuro in prima squadra: «È un’offerta che ho accettato. È un ruolo in cui sono “vergine”, ma che mi incuriosisce: seguirò la linea del general manager e spero di essere all’altezza. Se poi mi si chiederà un contributo tecnico, 35 anni di lavoro non si buttano certamente via in pochi mesi…».

Pure lui reduce dall’annata conclusa a gara5 della finale playoff persa a Scafati, al via della nuova stagione è pronto per un’analisi a fredda di quello che è stato fatto e per le previsioni in vista del nuovo anno.

Tra le due squadre – quella vecchia e quella nuova - c’è un filo conduttore, con l’obiettivo ovviamente di migliorare. E migliorare vuol dire andare in serie A.

«A patto di far tesoro degli errori – dice il ds canturino – che purtroppo ci sono stati. Ma cominciare da zero avrebbe avuto poco senso. Siamo arrivati in finale di Coppa Italia e a gara5 della finale, non è una disfatta in senso assoluto. Non dimentichiamo i problemi enormi che ha avuto questa squadra: infortuni, su tutti quello di Sergio, e il “caso Johnson”, sostituito con un giocatore non dello stesso livello. Non è un caso se, dopo aver vinto lo scudetto in Polonia, ce lo ritroviamo di nuovo in Italia a Napoli».

«Il passato? Uno stimolo»

Quindi, si riparte da cinque conferme: «Che sarebbero state sei se Bayehe non fosse andato. Il successo si costruisce partita dopo partita, di facile qui non c’è niente. E chiedo ai tifosi di innamorarsi di questi ragazzi, sostenendoli con entusiasmo: sarà una squadra da battaglia. Il passato non sia un fardello ingombrante, ma uno stimolo a far meglio: la storia aiuta, ma non porta nulla. Siamo tutti legati a Marzorati, Riva, Mannion e a tutti gli eroi canturini, ma è ora di vivere con entusiasmo il presente».

Le aspettative, come sempre, sono molto alte: «Ma sappiamo quanto sarà dura, l’abbiamo imparato: le nostre “contender” sono di alto livello. E guarda caso noi e Udine, le squadre su cui c’erano tutti i fari puntati, siamo ancora in A2. La ricetta per vincere non esiste, ma Pini che ha vinto i playoff con Verona mi ha detto che hanno giocato con leggerezza le finali contro Udine. Forse è quella la strada giusta, di certo c’è che nulla è scontato e che è tutto da conquistare».

«Situazione differente»

Dopo la retrocessione, coach Sodini un anno fa aveva parlato di «cappa nera» nell’ambiente di Cantù. Cosa aspettarsi ora dalla tifoseria, dopo una mancata promozione? «Una retrocessione, che per fortuna io non ho mai vissuto da capo allenatore, lascia cicatrici enormi. Ma l’anno scorso la difficoltà più evidente è stata inserire nove giocatori nuovi in una squadra che “doveva” salire, mentre ora la situazione è nettamente differente, dal momento che ripartiamo da una base di giocatori. Si erano create aspettative, forse troppe. Mettiamoci in testa che non sarà un campionato semplice e che nessuno può vincere ogni partita». L. Spo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA