La missione Usa di Frates: «La tecnologia aiuta, ma sul posto è altra cosa»

Viaggio a Las Vegas per il direttore sportivo di Cantù. Ha visto la Winter Showcase della G-League

Una settimana negli Stati Uniti, a caccia di giocatori interessanti. E per intrecciare rapporti. Fabrizio Frates, nella sua nuova veste di direttore sportivo, ha inaugurato i viaggi della Pallacanestro Cantù negli Usa.

«Sono venuto negli States per vedere il Winter Showcase della G-League dell’Nba, torneo che raggruppa tutte le squadre, 30 in tutto, di questa Lega di sviluppo. Una lega in cui giocano atleti o con contratti temporanei o che non hanno contratto, ma sono nell’orbita delle squadre di Nba».

In questa Lega, infatti, ogni franchigia ha una squadra di riferimento collegata, in cui giocano atleti che sono sotto osservazione e che durante l’anno possono anche essere promossi e inseriti nelle squadre titolari dell’Nba, nel caso in cui ne abbiano bisogno per motivi tecnici o infortuni.

«Questo – spiega Frates - è l’appuntamento classico per tutti gli scout e addetti ai lavori delle squadre del resto del mondo, che vanno a visionare e prendere questi giocatori che sono di interesse anche per i mercati fuori dagli Stati Uniti. Nel nostro processo di ristrutturazione della società era da un po’ di anni che Cantù non veniva più qua. Ora però si è scelto di tornare a investire risorse in questo lavoro, perché dobbiamo ricostruire una banca dati di scouting per conoscere i giocatori».

Perché internet è importante, ma non basta. Essere sul posto è tutta un’altra cosa: «La tecnologia è fondamentale, per seguire un giocatore da remoto. Ma assistere alle partite dà l’occasione per vedere tutti questi giocatori insieme nell’arco di quattro giorni ed è anche l’occasione per costruire un network di contatti e rapporti con scout, agenti, giocatori e allenatori».

Il Winter Showcase di Las Vegas è uno dei tre appuntamenti importanti dell’anno, oltre al Pit Portsmouth Invitational Tournament di aprile e la Summer League estiva.

Il Pit vede impegnati tutti i giocatori che escono dal college, ma che non saranno nel primo giro delle scelte, mentre alla Summer League si ritrovano gli uni e gli altri: «Sono tre momenti imprescindibili per conoscere il panorama dei giocatori che sono disponibili e non disponibili. Vederli giocare dal vivo è importantissimo. Stiamo parlando di un lavoro che va fatto nel tempo e implementato di volta in volta. Qui vengono scout di quasi tutte le squadre di serie A per costruirsi i loro database».

E Cantù non vuole restare indietro: «È un primo passo verso la costruzione di una società nuova e moderna, con un management dinamico. Se salissimo di categoria, come tutti noi speriamo, allora potremmo avere bisogno quattro, cinque o sei americani, quindi è importante conoscerli tutti e conoscerli bene. In questo modo si possono trovare giocatori interessanti e fare buoni investimenti, sia a livello tecnico che di risparmio di risorse. È un passaggio fondamentale e importante per la nostra società, un lavoro che va coltivato nel tempo con coerenza e pazienza».

Ed è possibile mettere gli occhi un possibile talento strepitoso? «No, perché non esiste e perché tutti qui vediamo gli stessi giocatori, ma almeno sappiamo individuarli per fare una ricerca mirata e intelligente. Questo lavoro è importantissimo anche durante la stagione, perché, per esempio in caso di infortunio, avendo una banca dati aggiornata, già si conoscono i giocatori disponibili ed è più facile muoversi tra quelli interessanti per il nostro mercato».

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