Sacchetti manda messaggi a Cantù: «Partiamo umili, siamo indietro»

Basket Il coach al debutto: «Se giocheremo in punta di piedi, sarà complicato. Spero che l’inizio del campionato faccia scattare qualcosa nella testa dei giocatori»

«Che campionato mi aspetto? Se giocheremo in punta di piedi, sarà complicato». Coach Meo Sacchetti auspica una crescita: a poche ore dal debutto, Cantù cerca di limare i dettagli. Ma, alla vigilia della prima di campionato – in campo domani alle 20.30 in trasferta sul campo dell’Urania Milano -, il tecnico della S.Bernardo guarda anche un po’ oltre. Sottolineando gli aspetti che secondo lui ancora non vanno e le possibili antagoniste.

Premessa, che non sembra un mettere le mani avanti, ma una lucida analisi della situazione: «Non siamo in una condizione ottimale, ma credo che rientri nella normalità delle cose a questo punto della stagione. Detto questo, qualcosa di meglio me lo sarei aspettato».

Niente di meglio quindi che cominciare a giocare per l’unica competizione che davvero interessa a Cantù quest’anno, così come un anno fa: «Spero che l’inizio del campionato faccia scattare qualcosa nella testa dei giocatori. Ora ci serve più continuità nei 40 minuti, non solo a sprazzi. Poi dovremo reinserire i giocatori infortunati, ma giocare un po’ meglio di come abbiamo fatto finora lo pretendo».

Lavoro

La squadra lavora insieme da un mese e mezzo, è possibile ci voglia del tempo affinché tutte le componenti si allineino: «Certamente qualche problema di condizione legato a qualche infortunio c’è. Penso al ruolo di play: senza Berdini, ho spremuto un po’ Rogic lasciandolo a lungo in campo e forse ne ha risentito. Di certo siamo alla ricerca di una maggiore intensità e di una maggiore pressione difensiva».

Non è la prima volta che il tecnico pone l’attenzione su questi temi e sulla necessità di una crescita da parte della squadra: «I segnali mi arrivano, un po’ lentamente ma mi arrivano. E io ho la testa dura. Tanti anni fa, agli esordi come allenatore, avevo una Juniores e da questi ragazzi non vedevo miglioramenti. Mia moglie mi diceva di avere fiducia. Ebbene, alle finali nazionali sembrava tutta un’altra squadra». E la conoscenza reciproca sarà un altro passaggio fondamentale: «Abbiamo tutti bisogno di tempo: io per entrare nella loro testa e loro per entrare nella mia… Ricordo sempre che parliamo di basket, di un gioco. È una battaglia, perché serve fatica, ma resta un gioco. E loro hanno scelto di giocare, non gliel’ha suggerito il dottore».

Debutto

Il debutto avverrà contro una squadra, l’Urania, già affrontata in Supercoppa: «Ha tre giocatori pericolosi nel tiro da 3, non dovremo regalare situazioni facili. Ci conosciamo, ma non benissimo». Impossibile non dare uno sguardo al campionato nella sua interezza. Il primo segnale l’ha dato la neoretrocessa Cremona, vincendo la Supercoppa: «Li ho visti bene, così come vedo bene Treviglio. Noi abbiamo perso a Casale, ma abbiamo vinto a Torino e Trapani, San Severo ha battuto Udine. Ci sono squadre che hanno dalla loro l’aggressività per mascherare anche qualche carenza: è una cosa bella e importante, oltre che un insegnamento per noi. Non è un campionato da giocare in punta di piedi, l’abbiamo scoperto sulla nostra pelle: credo sia necessario aggiungere quello che alcune squadra sulla carta più deboli stanno inserendo. Perché se giochiamo con presunzione, pensando di essere i più forti, il processo sarà lungo».
L. Spo.

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