Sacripanti, uomo di Coppa
L’ha vinta l’anno scorso

«In una stagione è un passaggio fondamentale, perché per la prima volta si possono testare da vicino le formazioni di punta dell’altro girone»

E’ Stefano “Pino” Sacripanti l’ultimo “re di Coppa”. Il tecnico canturino, lo scorso anno, vinse con Napoli la Coppa Italia di A2, battendo nettamente Udine 80-69 nella finalissima di Cervia, dopo aver superato Orzinuovi (80-69) e Tortona (92-89). In finale spiccarono i 26 punti di Mayo, con Napoli che portò altri quattro uomini in doppia cifra: Iannuzzi (12), Uglietti (12), Marini (10) e Parks (10). Un successo che lanciò poi i campani anche alla vittoria dei playoff, per una storica accoppiata Coppa-promozione per il team partenopeo. E pure per l’allenatore, tuttora alla guida di Napoli in serie A.

Coach, perché è importante la Coppa Italia di A2?

In una stagione è un passaggio fondamentale, perché per la prima volta si possono testare o comunque vedere da vicino le formazioni di punta dell’altro girone. È una bella opportunità.

Ha quindi un alto valore conoscitivo?

Sì, perché ci si rende conto di che pasta sono fatte le squadre che poi, inevitabilmente, si affronteranno ai playoff. In serie A la Coppa Italia è sempre un grande traguardo. Lo è ovviamente anche in A2 ma in questa categoria serve soprattutto a tastare il polso degli avversari, può essere utile per carpire qualche segreto. In quest’ottica, serve specialmente a chi punta alla promozione in serie A.

Napoli come l’affrontò un anno fa?

Come per Cantù, anche per Napoli l’anno scorso l’obiettivo stagionale era la promozione in A. Sono sincero, a noi quella vittoria servì parecchio.

In che senso?

Dopo aver vinto a Cervia, abbiamo svoltato dal punto di vista mentale. Abbiamo acquisito definitivamente consapevolezza dei nostri mezzi, abbiamo capito in sostanza che avremmo lottato fino in fondo e da protagonisti per la promozione. Che fortunatamente oi abbiamo conquistato.

Come andarono le vostre Final Eight?

Incontrammo Orzinuovi ai quarti, Tortona in semifinale e Udine in finale. Nessuna imbattibile, ma il livello fu molto alto. Una competizione molto allenante sotto l’aspetto mentale.

Come si vince una competizione in cui le due finaliste giocano tre partite in tre giorni?

La formula magica non esiste e non si possono nemmeno fare troppi conti sulla condizione dei giocatori. Io credo che queste competizioni vadano giocate come tutte quelle partite in cui non esiste un domani. Quindi ogni squadra è chiamata a dare tutto fino in fondo, giocandosi ogni partita fino alla fine e senza fare troppi calcoli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA