Biella: «Cantù mi piace molto
Mi mancherà la carica degli Eagles»

L’intervista allo sponsor e al consigliere di amministrazione della società biancoblù

Una stretta di mano e un gadget, raffigurante la nuova bottiglia. È l’orgoglio dell’imprenditore di successo. Un sorriso e una buona parola sulla squadra. È la passione dello sponsor, ma anche del consigliere di amministrazione. Sullo sfondo, manco a dirlo, l’acqua del lago di Como e un molo per far salpare i sogni dell’Acqua San Bernardo Cantù.

Antonio Biella, passano gli anni, ma questa vecchia signora che è la Pallacanestro Cantù non smette mai di affascinare...

Vero, Assomiglia un po’ al nostro brand. Dal 1926 sulle tavole degli italiani, ma mantenendo intatto lo lo charme. E questo regala fascino. Oltreché la solita tanta sorpresa e felicità. Un po’ come l’agenda di fine 2020.

Che riporta cosa?

Le tante prime volte dopo il lockdown. Il primo caffè, la prima cena in famiglia e la prima a lume di candela. Ora tocca alla prima di campionato. Un’attesa di per sé già carica di fascino, questa volta ancora di più per la voglia di tornare e la bellezza di un nuovo inizio.

L’imprenditore e l’uomo di basket, e di sport in generale, quando sente questa situazione?

Tanto, come è naturale che sia. Per tutta quella che passione che uno mette quando fa, e penso al lavoro, o quando tifa, e mi riferisco agli hobby. Un fascino che si subisce sempre, come quando da ragazzino la ragazzina che non ti filava mai a un certo punto arriva da te. A me succede con la pallacanestro, una bellissima sensazione che non mi abbandona mai.

Vista da fuori, l’impressione netta è che ora la società sia davvero a posto e che viva con gioia il momento.

Assolutamente sì, e tutto ciò è grazie alla passione e all’impegno di dipendenti e collaboratori. In più abbiamo un presidente, Roberto Allievi, con una grande capacità aggregativa e la qualità di aver sempre il consiglio giusto da dispensare. E questo aiuta, credetemi, a superare con una certa disinvoltura i momenti difficili che comunque ci sono anche da noi.

Tutta altra aria, insomma,rispetto a quando aveva cominciato...

A pensarci bene, le persone che c’erano allora ci sono anche adesso. Ma non c’era la struttura. Per cui, per esempio, a me e ad Andrea Mauri, nello stesso periodo, è capitato di fare lo sponsor, il presidente, l’ad, il gm, andare a parlare alla squadra, eccetera.. Senza ruoli ben definiti, ci siamo salvati così, grazie al lavoro suo che ha svolto da vero capitano.

Adesso invece...

Ora, come fossi rimasto “flashato”, eccoci ad applaudire il lavoro di una squadra con ruoli chiari. Con professionalità e successo. Penso al lavoro del “Della” (Daniele Della Fiori, ndr), ma solo per usarlo come la punta di un iceberg che sotto ha tante eccellenze e in tutti i settori.

La squadra, quella con la canotta San Bernardo, le piace?

È il mix perfetto di gioventù ed esperienza. Benissimo si è fatto ripartendo da Pecchia, La Torre e Procida. Poi spettacolare, soprattutto per un romantico come me, la mossa del ritorno di Smith e Leunen. Per finire con le solite nostre scommesse: rookie da lanciare o giocatori in cerca della consacrazione dopo le esperienze in leghe minori. Un progetto che mi piace.

Va tutto bene, allora?

Chiaro, pregi e difetti ne abbiamo anche noi. Ma potrebbero essere anche la nostra forza e con questo caratteristiche vi dico che avremo anche la possibilità di andare a prenderci qualche grande soddisfazione su campi o contro avversarie sulla carta al di fuori della nostra portata. Vedo in questa squadra anche questa capacità.

Merito anche del carisma del coach.

Su questo non si discute. Tocca infatti a Pancotto plasmare un gruppo che mi sembra che fin dalle prime uscite abbia dimostrato di avere voglia di lavorar e di lottare duramente.

Si partirà senza gli Eagles sugli spalti, e ci hanno spiegato il perché: è pronto lei, da appassionato caldo, a farne le veci, laggiù nelle poltroncine?

Con il cuore, mi dispiace tantissimo. Loro fanno parte della forza della nostra squadra e senza gli Eagles a gridare è tutto diverso. A me, ad esempio, quest’anno è capitato di vedere una partita dal vivo e questa assenza, ve lo assicuro, si sente tanto. Addirittura fa effetto su me stesso e sono molto meno stimolato a saltare e a gridare.

Sarà tutto un altro spettacolo, allora?

Capisco la situazione, ovviamente. E riconosco il fatto che ci sia bisogno di regole e che per fortuna l’Italia in questo momento stia meglio di altri Paesi vicini. In più, per tutti, sarebbe rischioso un altro lockdown, suonerebbe come la campana a morto per tutto il comparto economico. Detto questo, non sono in grado di capire quale sia la ricetta giusta per il momento: il 20, il 25 o il 30% della capienza, davvero non riesco a farmi un’opinione. Ovvio che, nella nostra situazione, più persone potranno entrare e più saremo contenti.

Abbiamo visto il suo brand sulle maglie della Como Women di calcio. Ha fatto il calcolo di quante siano le squadre targate San Bernardo?

Tante.Ma facciamo tutto per Como e Cuneo, le C del nostro cuore. Una è la nostra città, l’altra è quella che ci ospita. Il calcio femminile? Mi piace, forse perché ho due figlie, ma anche per lo spirito e la classe che ci mettono. Un calcio più tecnico e meno atletico, come quello Anni Ottanta che mi fece innamorare.

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