Bulleri avverte la “sua” Varese
«Cantù ha atletismo e sfrontatezza»

Parla il tecnico biancorosso alla vigilia del derby di Masnago

Da giocatore in serie A ha totalizzato la bellezza di 624 presenze, distribuite nell’arco di 19 campionati. Da allenatore siamo invece a quota due panchine e il derby di domenica con Cantù coinciderà con il suo terzo gettone assoluto. Massimo Bulleri, 43 anni, da un mesetto è l’allenatore della Openjobmetis dopo essere stato chiamato a subentrare ad Attilio Caja, congedato anzitempo (aveva, e ha, ancora due anni di contratto) dal club biancorosso. A Varese, dove aveva chiuso nel 2017 la carriera di giocatore, il “Bullo” era stato assistente nel biennio successivo, mentre la scorsa stagione il ruolo di vice l’aveva svolto a Ravenna in A2. Dove pure aveva iniziato quest’annata, prima della chiamata-precetto di Varese.

Due vittorie in due partite al cospetto di avversarie di fascia nettamente superiore quali Brescia e Fortitudo non possono essere ritenute ordinaria amministrazione. Che ne dice?

Che mi fa piacere, ma che non ci deve far accontentare. Siamo consapevoli, del resto, delle difficoltà che proporrà un campionato così lungo ed equilibrato. Fondamentale è che non cali la concentrazione.

Domenica scorsa si è ritrovato di fronte Meo Sacchetti, questa volta le toccherà Cesare Pancotto: come ci si sente a vedersela con i due suoi colleghi in assoluto più navigati?

Personalmente, lo ritengo un grande stimolo. E lo vivo come tale. Entrambi sono punti di riferimento per la nostra categoria e io non posso che apprezzare il loro “storico”. Svolgono questo mestiere da una vita e da parte mia esprimo stima e apprezzamento nei confronti di chi, come loro, è riuscito a rimanere per così tanto tempo a questi livelli. Chapeau.

Qual è la filosofia del Bulleri allenatore? Quali i capisaldi?

Non ho una mia filosofia da imporre, ma cerco di adeguarmi alla tipologia di giocatori che ho a disposizione. Io chiedo che siano aggressivi in attacco e in difesa e li invito a esprimere compiutamente loro stessi sul campo.

A tal proposito, il Douglas che sta giocando per lei sembra un giocatore rigenerato rispetto alla versione precedente...

Vero, in queste due partite Toney è stato un indiscusso protagonista. Lui è uno che dal martedì al sabato mostra grande spirito di sacrificio e le performance sono figlie di questa sua quotidianità. Nonostante sia un veterano della Nba, si mette in gioco ogni giorno e non si comporta da primadonna. Anzi, è un esempio per tutti e infatti i suoi compagni gli stanno in scia.

Rispetto alla Varese allenata da Caja al momento non si riscontrano sostanziali cambiamenti sotto il profilo tecnico: con il tempo, invece, come pensa di metterci più compiutamente la sua di mano?

Quello che è stato prima è stato, appunto, e a prescindere io punto solo a migliorare, indipendentemente dal passato. Perché nutro profondo rispetto nei confronti di chi mi ha preceduto.

Dei grandi coach che l’hanno allenata - basti citare Obradovic, Messina e Recalcati - a chi vorrebbe più ispirarsi?

Tutti mi hanno lasciato qualcosa. Spero di riuscire a trasmettere ai miei giocatori anche solo un pezzettino di quello che i miei allenatori mi hanno dato!

Nell’immaginario collettivo il Bulleri giocatore viene identificato soprattutto con Treviso e in parte con Milano. Concorda?

Direi di sì perché sono stati i miei due club di riferimento. Anche se poi a Varese ho trovato un ambiente che mi ha accolto in maniera eccellente nell’ultimo anno della mia carriera e in precedenza anche un paio di stagioni a Brindisi meritano di essere felicemente ricordate.

Ci permetta, lei non è mai stato molto amato dal pubblico canturino...

Passi pure l’eufemismo. Il Pianella era un ambiente storicamente molto caldo e per chi veniva a giocarci in trasferta non era affatto facile. Ma più il clima è caldo e i tifosi ostili, più ti senti coinvolto. E sono proprio quelle le partite che si ricordano più volentieri.

Uno dei suoi più grandi amici è un ex giocatore canturino, Denis Marconato.

Vero, insieme abbiamo iniziato nelle giovanili di Treviso e in seguito è stato il mio compagno di squadra in tanti successi sia con il club sia con la Nazionale. Eravamo sempre in sintonia e lo siamo tuttora. Lo ritengo una persona speciale. Insieme abbiamo affrontato anche il corso allenatori.

Ed eccoci a Cantù, intesa come Acqua S.Bernardo. Che si sente di dire?

Che è una squadra con amplissimi margini di miglioramento alla luce della giovane età di molti suoi elementi. Che possiede atletismo, freschezza e sfrontatezza in larghe dosi. Per quanto riguarda la partita che ci aspetta, dovremo intanto pareggiare la loro energia sia in termini atletici sia di voglia e di fame.

Alla luce delle ordinanze anti Covid sarà un derby che potrà essere vissuto al palazzetto soltanto da poche centinaia di persone.

Che non ci sia la gente è certo penalizzante sotto tutti i punti vista. E il derby, in particolare, è una di quelle sfide in cui più si accusa l’assenza del pienone. L’atmosfera sarà diversa dal solito, ma dovremo farcene una ragione, cercando di svincolarci da questo genere di pensiero. Dobbiamo essere professionisti anche sotto questo profilo.

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