Bonomi jr al Milan, Il papà:
«Adesso è lui che insegna a me»

Il secondogenito dell’ex esterno del Como è il numero 10 della squadra rossonera Under 17. Il più grande gioca nel Cantù: «Calendario ok, li seguo»

Lui era un centrocampista del Como: biennio 95-97. Venuto fuori dal settore giovanile di Massola e Rustignoli. Attilio Bonomi, poi era andato alla Pro Patria, e infine aveva girovagato per i campi dell’Eccellenza fino a 41 anni: Maslianico, Castello, Caratese. Per passione, perché smessi gli scarpini, non ha voluto più saperne, intraprendendo professioni lontane dal calcio.

Ma a riportarlo sui campi ci hanno pensato i suoi figli: Francesco (18 anni) centrocampista del Cantù, e soprattutto Alessandro (16 anni) talento del Milan Under 16. Uno talmente bravo, da essere già sotto la procura di un re degli agenti come Tullio Tinti.

«Sono nati - dice Attilio - che io ero già fuori dal professionismo. Me li portavo dietro, al campo: giocavano nel campetto vicino a quello dove ero in partita. Chi l’avrebbe detto...».

Francesco gioca per hobby, nel Cantù, senza grilli per la testa. Ma Alessandro è in rampa di lancio: «È un fantasista, veste la maglia numero 10, che è un bel peso. Il mondo del Milan è affascinante, per un ragazzo credo che sia il massimo. E adesso imparo qualcosa io: perché andare lì significa allargare le competenze anche per uno come me».

Bonomi a Como è ricordato per il gol segnato a Ferrara con la Spal nel mitico 6-3 nei playoff: «L’anno dopo (quello della Coppa Italia di C vinta, ndr) giocai meno perché con Marini non andò bene. Mi fa ridere il fatto che Ale nel suo percorso sia stato allenato da due tecnici che avevo avuto io al Como. Adesso, invece, il suo allenatore è Abate».

Umile

E lui, Alessandro, che è al Milan da quando aveva 9 anni, cosa dice? «Penso a fare passo dopo passo. Non guardo troppo in là». Va a scuola a Cantù, il pomeriggio arriva il pullmino del Milan a prenderlo, lo porta a Rozzano, e torna a casa alle 20.30: poi cena e studio: «Purtroppo non c’è nemmeno il tempo di guardare qualche partita con papà alla tv, magari di Champions. Il giocatore che più mi piace nel mio ruolo? Chalanoglu». Ma forse meglio non dirlo dalle parti rossonere.

Bonomi è valtellinese, e venne a Como a 14 anni per vivere il settore giovanile del Como: «Ale è uno tranquillo, io ero più turbolento. Ma perché lui ha la tranquillità della famiglia, io ero fuori di casa così piccolo, e tendevo ad essere più agitato».

Al campo

Bonomi riesce ad andarli a vedere tutti e due: «Adesso con il calendario sfalsato, riesco a vederli, uno il sabato e l’altro la domenica. Prima ci dividevamo io e mia moglie: io le partite fuori casa e lei le partite in casa. Ora andiamo tutti e due insieme».

La moglie comasca, che poi sarebbe Rossella, conosciuta ai tempi del Como e che l’ha trattenuto da queste parti: «Sì, mi sono fermato qui. Parma a Lora adesso a Montorfano. Allenare? L’ho fatto un po’ con i Pulcini, ma poi ho smesso. Meglio così, posso seguire meglio i due ragazzi».

E fra i due come va? «Bene. Una presa in giro continua: l’altro giorno uno ha perso 5-0 e l’altro ha vinto 6-0. Immaginatevi un po’ la cena...». Sogni? «Sognare è importante. Ma io non dico una parola: è già abbastanza impegnativo, ci manca il papà ex calciatore che rompe le scatole...».

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