Bellemo: «Sono cresciuto. E ora studio gli assist»

Il capitano del Como: «Essere in B da protagonista ha sorpreso anche me. Ma lo volevo»

Oh capitano, mio capitano. La frase del poeta Whitman dedicata ad Abramo Lincoln, ben si sposa alla figura di Alessandro Bellemo. La fascia al braccio (tra l’altro non banale ma appositamente realizzata per lui) non è casuale, ma identifica un giocatore diventato speciale per la squadra e per tutti i tifosi. Al quarto anno a Como, non solo ha condotto in regìa la promozione in B, ma ha saputo essere attore protagonista anche dopo il salto di categoria. Capitano silenzioso, modesto, titolare inamovibile, persino goleador a sorpresa, punto di riferimento, anche un po’ a sorpresa della stagione scorsa per la sua costanza, senza saltare mai una partita. Bellemo impersonifica i tratti di questa società: parla sottovoce, basso profilo, serio. La stagione nuova non poteva che partire da lui.

Alessandro, ti ritroviamo assoluto protagonista. Te l’aspettavi?

Innanzitutto voglio dire che l’appuntamento con la serie B per me è stato anche un po’ un cruccio. Nelle ultime esperienze prima di Como pensavo di essermela meritata. Invece non era arrivata nessuna chiamata. Adesso essermi riscoperto protagonista anche in questo campionato è una bella sorpresa. Anche se non casuale.

In che senso?

Io sono uno di quei giocatori che devono sempre esprimere la propria ambizione attraverso il lavoro sul campo, l’impegno, la costante volontà di migliorare. Poi che tutto questo sia avvenuto in modo diciamo così... naturale, è stata una bella sorpresa anche per me.

Titolare fisso, sempre in campo. Non sbagli mai.

Eh, sì... magari. Devi essere intelligente. L’anno scorso ci sono stati momenti in cui sono andato in difficoltà, ero stanco, mi ricordo le due trasferte consecutive di Frosinone ed Ascoli. In quei casi devi essere intelligente, risparmiarti un po’, non strafare. Per esempio, io proprio a Frosinone ho giocato una delle partite più belle. Ma devi saperti gestire.

Prima del Como non avevi mai segnato. Poi hai fatto tre gol in C e addirittura cinque in B.

Ogni anno mi pongo degli obiettivi. Io ero abituato a fare il play, a giocare dietro. Ma ho lavorato sui tempi di inserimento e adesso, se serve, posso anche inserirmi in avanti. Certo non mi sarei mai immaginato di segnare cinque gol in B. Ma la cosa più sorprendente è che non mi sono sentito appagato, anzi. Cercavo di ottenere sempre qualcosa di più.

Prossimo step?

Bravo, hai detto bene. Bisogna sempre migliorare. Adesso vorrei fare più assist. Una cosa che mi manca dove devo fare di più.

Ma come avete fatto a tirare la carretta là in mezzo per tutto l’anno?

Io devo ringraziare anche Arrigoni, che è stato un martello.

La squadra però in quel settore ha bisogno di più alternative. Pronto a subire la concorrenza?

Tutto quello che è il bene della squadra è tanto di guadagnato. Anche l’anno scorso avevamo elementi validi. Kabashi ha dei numeri. Ma non è semplice abituarsi al nostro modo di giocare. con due esterni alti e la necessità di coprire bene gli spazi.

Capitano silenzioso.

Mah, i compagni direbbero altro. In campo mi faccio sentire. Nello spogliatoio invece ce n’è meno bisogno perché questo è un gruppo sano, con tanta gente che c’era in C e ha fatto la scalata, e persone che sono capitani aggiunti. Mi spiace che non ci sia più Facchin in spogliatoio, ma sarà un angelo custode fuori. Il valore di questa squadra è avere un gruppo che è cresciuto insieme e che ha cementato rapporti forti.

Dicevamo dei gol. Quale è stato il più bello? O il più prezioso?

Il più importante è stato quello al Brescia. Eravamo in vantaggio, eravamo stati raggiunti, non avevamo ancora vinto una partita... Beh, confesso che al loro 2-2 ci è preso un po’ di panico, Avremmo potuto mollare. Quel mio gol al 90’ è stato speciale per quello. Il più bello è stato quello al Monza, anche se non ha fruttato punti.

Cosa diciamo del campionato di quest’anno?

Niente. Nel senso che il mercato è ancora da fare, e certe valutazioni sono premature. Ma una cosa posso dirla: la società anno dopo anno non smette mai di crescere. Ogni stagione sentiamo l’allargamento delle strutture, dei progetti. Il centro sportivo è un passo fondamentale perché l’anno scorso è stata dura allenarsi in modo itinerante. Ma lo abbiamo fatto sapendo che eravamo in buone mani e che c’era un progetto per risolvere la questione. La società così presente, così professionale, è uno stimolo in più per fare bene.

Che ragazzo è Alessandro Bellemo?

Sono un tipo tranquillo, molto attaccato alla famiglia. Sono diventato calciatore per emulare mio fratello più grande che gioca ancora adesso tra Eccellenza e serie D. Adesso mi raggiungerà la mia fidanzata, e finalmente potremo abitare insieme. Fa l’istruttrice in palestra.

Passioni, hobby?

Mi piace dilettarmi in cucina. Se in campo devo migliorare negli assist, in cucina mi sto concentrando sui secondi. Sui primi non sono male, ma ora sogno qualche pesce al forno. Altra passione, il mare: sono uno che potrebbe vivere in spiaggia.

Modelli?

Daniele De Rossi. Mi piacerebbe interpretare il ruolo come faceva lui. Bravo in tutte le fasi e capace di essere leader.

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