Braglia: «Como-Genoa, la mia partita. Ma non ci vado»

Intervista «A Genova sono celebrato come un eroe, a tutti i livelli, tifosi e società. A Como sono ignorato»

Simone Braglia a metà tra Como e Genoa. Una vita tra due maglie. Il Como, la squadra della città dove è nato e dove abita (va beh, Cernobbio...) , la squadra dove ha fatto il settore giovanile e si è formato portiere, dove ha “frequentato” la serie A da giovane secondo, prima di andare via, ma anche dove è tornato a finire la carriera. Il Genoa, la squadra dove si è affermato, dove è diventato un eroe del popolo rossoblù, per via di anni ai vertici della serie A, nel Grifone più bello forse di sempre, con la ciliegina della partita di Liverpool.

Ma Simone lunedì non ci sarà: «Ho il cuore diviso a metà, e in questi casi invece che doppia gioia poi diventa doppia sofferenza. Meglio di no». Più genoano o più comasco? «Risposta impossibile. Como è casa mia, qui mi sono formato, ho ricordi tenerissimi. A Genoa mi sono affermato. Ma una differenza c’è». Quale? «Che a Genova sono celebrato come un eroe, a tutti i livelli, tifosi e società, non mancano mai di dimostrarmi affetto, invitandomi a ogni occasione. A Como sono ignorato. Certo, storie diverse, qui non ho fatto molto da adulto, ma la cosa mi crea amarezza. Nessuno è profeta in patria, si dice... Eppure avrei potuto, e potrei, dare molto».

Como-Genoa: «Se il Genoa vince, per me va a prendere il Frosinone, perché è la squadra più forte del campionato. Se vince il Como, gli azzurri possono fare ancora un pensiero ai playoff». Ma a Como si parla solo di salvezza: «Capisco la prudenza, per carità, però alla fine è un atteggiamento che non comprendo sino in fondo. Se sei convinto del lavoro fatto, dovresti spingere un po’ sull’entusiasmo».

Gilardino-Longo: «Il primo è stato bravo a fare le cose logiche, dettate dall’esperienza di un campione del mondo. Blessin non mi piaceva, si vedeva che arrivava da un altro calcio. Longo ha lavorato indubbiamente bene, però io rimpiango Gattuso perché secondo me, e vale anche per il Genoa, il legame con il territorio è fondamentale. Specie se a comandare sono proprietà straniere. Dovrebbero sempre affidarsi a qualcuno del luogo, in qualche ruolo, perché le sfumature sono importanti». Baselli, Fabregas: che dici? «Che Fabregas è una scelta che non va giudicata solo tecnicamente, e che comunque in B serve anche molta corsa, forse serviva anche un elemento più dinamico». Chi sono i tuoi preferiti? «Cerri, Gabrielloni e Bellemo. Il più grande acquisto Gomis: super portiere che ha sistemato la difesa».

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