Chajia, zitti e Moutir: «Il Marocco ha stupito anche me»

Intervista Il mio preferito è Boufal, perché gioca nel mio ruolo, con le mie caratteristiche. Ma ci sono tanti giocatori bravi, da Hakimi ad Ambarabat

La favola del Marocco è finita. Ma non l’eco suscitato dalla vera sorpresa del Mondiale. La prima africana ad arrivare nelle semifinali, la squadra con il più chiassoso seguito di tifosi, pronto a festeggiare in piazza in tutte le nazioni anche in Europa. Ci ricorderemo a lungo il Marocco dei Mondiali 2022. E per parlarne un po’, abbiamo sentito Moutir Chajia.Il belga marocchino. In questo senso, più marocchino che belga.

Giusto?

Giusto. Sono nato il Belgio, ma sento molto le mie origini marocchine. Anzi, i miei genitori proprio quest’anno sono tornati ad abitare in Marocco. Almeno in qualche fase dell’anno.

Dunque se, puta caso, dovessi scegliere tra una delle due nazionali, sceglieresti il Marocco.

Sì, sì, l’ho sempre detto, mica perché adesso è la squadra del momento. Sono assolutamente tifoso del Marocco.

Come hai visto le partite del Marocco? Con chi?

Il più delle volte da solo in casa. Ma una volta sono andato a Lecco da dei miei amici marocchini. E l’abbiamo vista insieme.

Sei andato in giro a festeggiare?

Noooo... Io sono un tipo tranquillo, non mi vedo a fare certe cose. Oddio, forse se fossi stato in Belgio sarei andato in strada. Ma solo perché in Belgio ho parecchi amici e sarebbe stato più facile, magari qualcuno mi avrebbe invitato con loro. Certe cose le fai se sei in compagnia.

Che squadra eh... Te lo aspettavi?

Beh, sapevo che era una buona squadra, ci sono tanti giocatori che giocano nelle big d’Europa. Ma se mi chiedi se mi aspettassi la semifinale, beh no. In questo senso ha sorpreso anche me. Poi la Francia è la Francia. Ma non abbiamo giocato male, anzi...

Chi ti piace particolarmente?

Il mio preferito è Boufal, perché gioca nel mio ruolo, con le mie caratteristiche. Ma ci sono tanti giocatori bravi, da Hakimi ad Ambarabat.

Qualcuno lo conosci personalmente?

Sì, perché con Chair e Zaroury ho giocato in una scuola calcio in cui sono stato sei anni.

Le nord africane hanno cambiato un po’ pelle. Una volta i giocatori erano tutti bassi e tecnici, adesso sembrano più forti fisicamente.

Sì, c’è stato un progresso soprattutto a livello tattico. L’abitudine a giocare nei maggiori campionati europei ha dato consapevolezza e preparazione nella maniera di stare in campo. Non sono più squadre ingenue.

Non si buttano tutti su some una volta.

Direi che spesso ho visto un Marocco attento, che non concede spazi, pronto a ripartire in contropiede. Tutto è cambiato quando è arrivato questo ct, da pochi mesi. La squadra si è fatta più furba, più europea.

Qual è la partita che ti è piaciuta di più?

Mah.... (sorride furbo, ndr), quella che ha avuto maggiore significato per me è stata la vittoria sul Belgio. Il mio derby personale. Ma anche la vittoria con il Portogallo, una delle migliori nazionali al Mondo.

Ci ha colpito l’entusiasmo dei tifosi del Marocco, altro che sudamericani...

Sì,siamo un popolo entusiasta. Papà è in Marocco e mi mandava i video delle feste, incredibile. Tutto bello, tranne quelli che fanno casino. Ma sono pochi. Mi spiace se macchiano l’immagine dei marocchini. Un milione festosi e cento che fanno casino.

Cosa ti manca del Marocco? Il cibo?

Mi manca il rito del venerdì: andavamo a pregare con la mia famiglia e poi ci ritrovavamo tutti attorno a un tavolo a mangiare il cous cous.

Che fine ha fatto H’Maidat?

Si sta allenando in Olanda, da solo. senza squadra. Ci sentiamo abbastanza spesso. Si sta preparando perché è convinto di trovare una squadra a gennaio.

Parliamo un po’ di te. Come va?

Così e così. Cioè, bene, ma avrei dovuto rientrare contro la Reggina e mi sono fatto male di nuovo. Non una cosa grave, ma mi sono dovuto fermare.

Di cosa si tratta?

Uno stiramento alla coscia, in un altro punto, Meno grave di quello che ho rimediato in partita. Ma adesso devo aspettare.

Quando ti rivediamo?

Tutti dicono dopo la sosta. Incrociamo le dita. Non ditelo troppo in giro, che porta male...

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