Fabregas, cento giorni: poco gioco e tanti post, ma i tifosi sono con lui

Il racconto dell’avventura del fuoriclasse catalano con la maglia del Como

I primi 100 giorni di Cesc Fabregas in azzurro. Per ora più mediatici che tecnicamente decisivi. Ma c’è tempo. Arrivato il 1 agosto in una giornata calda e luminosa, accolto da centinaia di tifosi in delirio, per ora il campionissimo spagnolo ha avuto più una pesante presenza mediatica e morale all’interno del gruppo, piuttosto che tecnica. Del resto non giocava da due anni, e rimettersi al passo, a 35 anni, non è facile. La gente di Como lo stima, e ne apprezza, oltre che la nobile presenza che dà lustro al club, anche l’atteggiamento umile e dedicato. Seppur con qualche bonus o vacanzina premio (come quando è andato a Barcellona-Inter di Champions, peraltro invitando al Camp Nou Gatto, che era in Spagna a operarsi). Cento giorni da raccontare. In otto capitoletti: che formano la parola FABREGAS.

f ASCIA

Il Como, dandogli la fascia in assenza di Bellemo, lo ha incoronato simbolo del progetto. Per ora più di facciata che tecnico. Ma simbolo. Del resto la sua maglietta è la più venduta. La fascia è meritata perché nel gruppo ha un carisma guadagnato con l’umiltà.

a RRIVO

Il suo arrivo l’1 agosto fu un evento che rimarrà nella storia del Como, stile Dirceu, Mueller o Borghi negli Anni Ottanta. Un evento un po’ ritardato rispetto alla firma, perché aveva passato due settimane a perdere chili da un preparatore a Lugano. Ma voleva a tutti i costi presentarsi in forma. Almeno per sostenere gli allenamenti. La forma fisica ideale per un campionato fisico come la B non è ancora raggiunta. Ma lui farà di tutto per raggiungerla.

b AVAGLIO

Niente interviste per ora, per decisione della società. Solo la conferenza stampa iniziale. Scelta assurda. Perché il racconto un po’ più intimo della sua scelta di venire qui sarebbe interessante per tutti. Ma nulla. Tenuto in naftalina. Forse si aspetta l’apertura dello store (ora davvero vicina: sono in corso le rifiniture). Per ora solo frasi da raccattare qua e là, a tv spagnole o a Sky. Tra cui qualche spinta alla squadra (dopo la sconfitta di Cosenza) e la conferma: «Smetterò con la maglia del Como». Ma va?

r UOLO

Per Fabregas durante l’estate si era disegnato un Como ipotetico con il centrocampo a tre. Quando Cesc è entrato dalla panchina con Brescia e SudTirol, il centrocampo aveva iniziato a due e si era trasformato e tre per via di un’espulsione (Arrigoni con il Brescia e Da Riva con i Sud Tirol). Poi per le partite da titolare era stato spostato a uomo dietro le punte, per sopperire alla sua ancora bassa capacità di interdizione. Un assist a Cutrone con la Spal, qualche buona giocata. Domenica per la prima volta è stato schierato come play del 4-1-3-2 di Longo, anche se nei minuti finali. Resta da vedere quando verrà impiegato dall’inizio, se sarà ancora play: segno che la sua condizione sarà migliorata. Domenica, però, faceva ancora fatica a rientrare. Come play se la gioca con Baselli. Come uomo dietro le punte con Blanco, Chajia e Parigini.

e SSENZA

Fabregas ha giocato sin qui 400 minuti, che come dato in sé vuol dire poco. Meglio se declinato partita per partita. Non convocato nelle prime due gara con Cagliari e Pisa, in panchina con il Brescia e subentrato nella ripresa; non convocato a Frosinone e subentrato in casa contro il SudTirol. Poi quattro presenze da titolare di fila, contro Spal, Cosenza, Perugia e Modena (nelle due trasferte ha giocato 90’); infine tre panchine, due senza mai entrare (Benevento e Parma) e gli ultimi 27’ in campo con il Venezia. Che in qualche maniera ha rappresentato il suo rientro. (Questo il suo minutaggio nel dettaglio: 0, 0. 18, 0, 23, 76, 90, 76, 90, 0, 0, 27)

g ESTI

Il linguaggio del corpo dice che Fabregas crede molto nella sua avventura azzurra. Si è innamorato della causa, per motivi anche collaterali (futuro da allenatore e quote della società acquistate). Domenica ha arringato la folla della curva nel momento delicato dei minuti finali; quando è stato sostituito ha sempre dato il 5 a tutti i compagni della panchina; quando entra, si sbraccia in continuazione per aiutare i compagni a sistemarsi meglio in campo.

a FFETTO

La gente apprezza l’aspetto appena citato sopra, ed è schierata con lui. Quando si alza dalla panchina per riscaldarsi, c’è un fremito di passione o forse di riconoscenza per aver scelto Como. Quando, dopo la partita con il Venezia, è andato sotto la curva, la gente era comunque ai suoi piedi. E sui social si è letto: «Vedere Fabregas venire sotto la nostra curva mi ha dato i brividi».

s OCIAL

Fabregas è attivissimo sui social. Dove spesso elargisce carezze alla famiglia, alla moglie Daniella e ai figli (uno dei figli gioca nel Chiasso, una figlia è una cantante e chissà che prima o poi non faccia un disco con la Mola Records). Si gode il paesaggio, con brindisi sul lago (a volte di Lugano, però, dove vive). Ma non mancano post di sostegno alla squadra o ai compagni. Domenica sera ha risposto a un messaggio di Cerri con una frase d complimenti: «Che partita, uomo!». Del resto i social sono importanti per recitare il suo ruolo di George Clooney del pallone azzurro. Stimolare la curiosità attorno al brand Calcio Como.

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