Gattuso, padre e figlio
Pallone ma di pallanuoto

Precisamente portiere della Under 20 della Como Nuoto. «Mi ha tradito...», scherza Jack. «L’importante è che faccia sport, di gruppo. Poi va tutto bene»

Il pallone in testa ce l’ha. Più che tra i piedi, però, tra le mani. Lui è Matteo Gattuso, 19 anni, figlio secondo genito di Giacomo Gattuso, bandiera prima ancora che allenatore del Como.

Non gioca a calcio, ma a pallanuoto. Precisamente portiere della Under 20 della Como Nuoto. «Mi ha tradito...», scherza Jack. «L’importante è che faccia sport, di gruppo. Poi va tutto bene». Matteo è nato nel 2002, quando lui cominciava ad allenare: «Aveva iniziato a San Fermo, a calcio. Poi lo avevo portato a Novara per un campus, e aveva fatto il raccattapalle in A a Novara-Juventus e a Novara-Napoli. Ma la scintilla non è scoccata». E poi? «Poi un provino a nuoto, ed è arriva il colpo di fulmine. Anche con la pallanuoto». Matteo spiega: «Non so perché è successo. Un po’ perché non ero tanto dotato con il pallone tra i piedi, un po’ perché temevo il fatto di essere figlio di un ex calciatore, fatto che mi metteva a disagio. Ma molto ha contato il nonno materno, napoletano, che a 83 anni fa ancora gare di nuoto. In vacanza mi parlava di questa disciplina, e quando ho provato mi è piaciuto subito».

I Gattuso sono tifosi, ovvio, l’uno dell’altro. Ma non solo: «Per tanti anni - dice l’allenatore - non mi sono perso una sua partita. In casa e in trasferta. Anzi, mi rendevo utile, facendo l’autista per Matteo e alcuni suoi compagni. Sono andato anche a Messina, a vederlo. Sugli spalti sempre un po’ isolato. Un po’ perché le liti tra genitori non le ho mai sopportate, un po’ perché... ehm... le regole della pallanuoto mica le ho capite ancora bene (ride di gusto, ndr). Noi del calcio siamo più semplici».

E Matteo? «Di me calciatore ha visto poco, giusto gli album fotografici che ho a casa. Anche se sa tutto. E poi io non sono uno che ha tenuto ritagli di giornale o testimonianze. Ma da quando alleno il Como è cambiato tutto: viene a vedere tutte le partite, si è appassionato. E alla sera ogni tanto mi chiede di questo o di quello».

Dice Matteo: «Sai com’è, ho un sacco di amici tifosi, abbiamo fatto un gruppetto e vado con loro. Mi sono appassionato. Se riconosco papà in panchina? A volte no... Lui è una persona pacata, raramente alza i toni. Vederlo in panchina che sbraita così, mi fa uno strano effetto. Ma la prima cosa che mi trasmette è la grande passione che ci mette. Dà tutto se stesso. Capisco quando ci tiene».

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