Gli ex: «Nino, la tua voce
è nel nostro cuore»

Todesco, Maccoppi, Bruno, Ardito, Felleca, Angiuoni, Nicoletti ricordano Balducci, il telecronista scomparso la scorsa settimana

«Quella maglia non poteva che essere donata alla famiglia Balducci: era giusto che fosse con Nino». Andrea Ardito ha personalmente consegnato la maglia a cui era più legato, quella della finale playoff contro il Livorno, alla famiglia Balducci. Posata sul feretro, sarà sempre con Nino. «Ritengo quella partita – dice l’ex capitano del Como – la più importante della mia vita. Mi ha cambiato la carriera, è stata la mia prima promozione ottenuta contro il Livorno, nel giorno del patrono di Pisa». Per Ardito, la voce di Balducci ricorda momenti epici: «Come i tre “Campioni del Mondo” di Martellini o “Andiamo a Berlino” di Caressa e Bergomi. È una grande perdita, avevamo un rapporto di stima reciproca».

E via con i ricordi. Come quelli di Pasquale Bruno: Paparesta s’inventò un rigore per un fallo inesistente del difensore del Como nel 1985/86. Balducci sottolineò la decisione in maniera colorita: «Maradona si è buttato da solo! E questo, signor Paparesta, dà la misura della sua stupidità!». Un’enfasi fuori dal comune: «Più che un telecronista, era un amico, cantore dei nostri anni più belli. Fu un precursore delle cronache “tifose”. Ricordo che, durante un Torino-Como, il cameraman si perse la partita per qualche istante, inquadrando il campo. E Balducci prese tempo dicendo che il regista stava inquadrando le margherite… Era davvero uno di noi».

Marco Nicoletti conserva un bel ricordo di Balducci: «Ci siamo visti qualche anno fa per un Como-Pro Patria: aveva il Como nel cuore, al di là del suo lavoro. L’ho sempre trovato preparato, attento, ironico e talvolta pungente, ma mai cattivo nei giudizi».

Stefano “Bobo” Maccoppi era un dei “pupilli” di Nino: «Si raccomandava di non far vedere il pallone all’avversario. Credo che avesse un occhio di riguardo per i difensori e, in particolare, per i ragazzi cresciuti nel settore giovanile: riusciva a creare legami, pur dovendo anche mantenere il necessario distacco per poter giudicare. Condoglianze alla famiglia».

Pescando nella serie A del Como negli anni ’80, uno dei protagonisti è stato Enrico Todesco: «C’è sempre stato un grande rispetto reciproco e per i tifosi era un vero idolo. Credo che il suo lavoro come dirigente gli sia servito anche in quello di giornalista: sapeva farsi rispettare. Era un tifoso prima ancora che un cronista: allora era più facile, perché si creavano legami forti e duraturi tra stampa e squadra».

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