Il “marine” del Como: «Rimasto per amore, ma mi manca il gol»

Gabrielloni: «Avevo offerte dalla C, ho voglia di giocare. Ma qui per me è speciale»

Lui è il “marine” del Como. Alessandro Gabrielloni, alla sesta stagione in azzurro, pur giocando poco, resta piantato nel cuore dei tifosi azzurri. Un po’ per le due promozioni ottenute con il suoi gol, un po’ per la grinta che ci mette ogni volta che entra in campo. Quando si alza dalla panchina, anche solo con il primo piede che mette sul terreno di gioco, riesce a dare una scossa positiva a tutto l’ambiente. Lo senti dai gridolini eccitati in tribuna, lo vedi dal suo atteggiamento da assaltatore. Sabato a Bolzano ha avuto il merito di conquistare il rigore che, al 91’, ha permesso al Como di pareggiare. Conquistato con la solita caratteristica: dare il 110% su ogni pallone.

Gabri, sabato sei stato decisivo.

No, è stato decisivo Cerri che ha realizzato il rigore. Io ho “solo” subito un fallo.

Vabbeh, ma lo hai conquistato grazie alla grinta che metti sempre. Essere arrivato prima sul quel pallone è stato decisivo per mettere in difficoltà il difensore.

È il mio modo di giocare, faccio sempre così. Do tutto.

Era rigore?

E come no? Era rigore sì.

Il Sudtirol si lamenta per un fallo precedente.

Nessun fallo, normali contatti in area nel traffico.

Dove trovi tutta quella grinta?

Ho sempre giocato così. Lo sapete bene, non contano le categorie o il fatto che faccia 90 minuti o ne giochi solo pochi, alla fine. È la mia maniera di interpretare il calcio.

Per questo la gente ti apprezza.

Lo so, l’ho sempre saputo. Un elemento importante. E poi credo che mi apprezzino i compagni, un po’ tutto lo spogliatoio.

Hai avuto tante offerte per andare via, anche a gennaio. Eppure sei rimasto.

Ammetto che non è stato facile decidere. Quando ti arrivano tante offerte, ci pensi. Ma alla fine, tutto sommato, sì dai... è stato facile restare. Perché qui ormai è casa mia. C’è affetto reciproco. Così ho deciso di rimanere. Anche se...

Anche se?

Anche se mi manca il gol. L'ho sempre sofferta questa cosa. Anche quando giocavo con continuità, se non segnavo per qualche partita, cominciavo a “friggere”. Adesso il digiuno è diventato lungo. Ho meno occasioni, ma certo di sfruttarle al massimo. Sempre.

Quali sono state le tue partite migliori quest’anno?

Le due che ho giocato dall’inizio: a Terni e a Brescia. Purtroppo non è arrivato il gol. Mi è rimasta un po’ “qui” la rete che ho sbagliato con il Pisa. Mi consolo con il mio ruolo.

Quale?

Cercare di trasmettere la grinta necessaria allo spogliatoio, ai compagni.

Il dg Ludi ha detto che hai una intelligenza calcistica importante.

Davvero? Ludi è un mio tifoso, quando arrivavano le offerte, lui diceva sempre che da qui non dovevo muovermi.

Parliamo un po’ del campionato?

Prego.

Che idea ti sei fatto?

Quella che si sono fatti tutti, e dal campo ancora di più: un campionato equilibrato con le partite che sono decise da episodi. E un episodio rischia di far pendere il giudizio da una parte o dall’altra.

Sei ottimista sull’epilogo del campionato?

Io sono sempre ottimista, di natura.

Dunque non avete paura.

Avere un pizzico di paura, a un punto dal playout, è naturale, anzi è salutare, necessario, utile. Ma non siamo una squadra che va in difficoltà, siamo una squadra che si gioca le partite, che se la gioca con tutte, di alta o di bassa classifica.

Te la senti di fare la radiografia delle avversarie?

No.

Da su...

Ma no, perché sono tutte squadre che da una parte hanno dei limiti, come noi, se no non si troverebbero lì. Ma dall’altra hanno tutte delle potenzialità. Prendete la Spal.

Prendiamola.

Ha giocatori importanti, Moncini e La Mantia sono un attacco super, gente che ti può risolvere la partita in ogni momento.

Brutta partita sabato.

Uno scontro diretto, partita importante, come quella successiva. Per me febbraio può essere il mese decisivo della stagione, con la serie di scontri diretti.

È vero che una svolta importante è stata Modena?

Modena è stata importante perché ci siamo resi conto che non c’erano più alibi. Quelli di inizio stagione, con il problema dell’allenatore, del campo di allenamento, eccetera. E ci siamo compattati. Il Como è una squadra credibile, con un bel gruppo. Merito anche di quanto abbiamo seminato negli anni passati. Chi arriva, trova un ambiente sano.

La classifica resta brutta.

Una battaglia, ma ce la giochiamo.

Il Gabrielloni fuori da campo è sempre lo stesso?

Sempre uguale. Non esco molto, leggo, vado al “Delfino Blu” (ristorante, ndr) che è la mia seconda casa. E, quando posso, vado a vedere Cantù al palazzetto.

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