Io, Cesc Fabregas: «Pronto per giocare. Qui tutto bello»

L’intervista Il ritratto di un uomo felice, soddisfatto di aver trovato questo tipo di ultima chance. Con uno sguardo sul futuro. Il tutto in lingua italiana.

L’appuntamento è alle 10 al centro sportivo di Mozzate. Cesc Fabregas arriva in anticipo, “tic” di una professionalità che lo ha reso campione. Con cortesia, chiede di potersi cambiare, prima di dedicarsi alle domande. È la prima intervista a tu per tu del campione spagnolo dal suo arrivo a Como. Il suo atteggiamento è cordiale, amichevole, umile, davvero nulla che profumi di superstar. Esattamente come tutti lo raccontano dallo spogliatoio. Sinora le sue uniche parole su Como erano state quelle della presentazione di agosto, quel giorno all’Hilton in cui doveva ancora capire dove fosse atterrato. Adesso, dopo cinque mesi, le sue parole sono più circostanziate. Nella sua testa, il lavoro di preparazione per cancellare l’anno di inattività a Monaco, è completato. Accetta la panchina come una eventualità anche logica per un 35enne molto tecnico, in una squadra dalla classifica precaria. Ma non parlategli di condizione o di problemi fisici. È, comunque, il ritratto di un uomo felice, soddisfatto di aver trovato questo tipo di ultima chance. Con uno sguardo sul futuro. Il tutto, badate bene, in lingua italiana.

Buongiorno, Cesc. Come va la sua esperienza a Como?

Bene. Mi piace tutto. Sono contento. Volevo una ultima possibilità per giocare, per non dire basta, per calciare ancora il pallone. Mi è capitata una bella opportunità.

Sappiamo che il suo procuratore l’ha offerta al Como. Ma non sappiamo perché Cesc Fabregs ha dato l’ok per una B italiana.

Avevo bisogno di una cosa così. Di parlare con un club che non avesse solo in testa il denaro, il dare e avere. Ma che parlasse di progetti, anche di sogni. Avevo parlato con Wise qualche tempo prima.

Vi conoscevate?

Sì, lo avevo conosciuto ai tempi del Chelsea, ci eravamo conosciuti in occasione di attività benefiche. Mi ha esposto un bel progetto, e poi è stato tutto confermato nei colloqui approfonditi con Suwarso e Ludi.

Como è stata fondamentale nella scelta? Nel senso: avrebbe detto sì anche in un’altra piazza?

Innanzitutto il nostro amore, e parlo della mia famiglia, per l’Italia ha contato molto. Spesso facciamo le vacanze in Sardegna, ci piace tutto del vostro paese, siamo stati in parecchie città. E poi eravamo stati quattro o cinque volte a Como.

Le piace la città?

Il posto è incantevole, anche se io non l’ho girato molto. Mi ha soprattutto incuriosito l’appoggio della gente. Tutti quelli che mi incontrano per strada, mi danno una parola di incoraggiamento. E poi c’è un fatto curioso.

Quale?

Spesso mi capita con le forze di polizia: mi hanno sempre incoraggiato. Forse ho incrociato sempre agenti tifosi, chissà...

Ora come sta?

Bene. Adesso sto bene.

Però non sta giocando. Serve recuperare la condizione?

Io in questo momento mi sento bene. Ho avuto un problema muscolare prima di Ascoli-Como, ma adesso è tutto rientrato. Mi sento a posto.

Dunque, non è che non gioca perché non è al massimo.

In questo momento è una scelta tecnica. Io sono a disposizione dell’allenatore. Spero di poter giocare. Sono qui per questo. Ad Ascoli sarei stato titolare, poi ho avuto il guaio che dicevo prima.

Li è qui per giocare, ma ha anche preso una piccola quota della società e ha detto che vuol fare l’allenatore. Qual è il suo obiettivo vero?

Giocare. Sono qui per questo. Mi concentro su questo aspetto. Poi, certo, da tempo penso che in futuro il mio ruolo possa essere quello di allenatore. Come e quando, adesso è presto per dirlo. Magari allenerò il Como in serie A, chi lo sa. Bisogna sempre puntare in alto.

Ludi ha detto: Fabregas è un grande professionista, perché ha fatto di tutto per tornare il 26 anche se sapeva che forse sarebbe andato in panchina.

Sono focalizzato al 100% sulla mia attività di calciatore. Bisogna essere focalizzati al 100% su un obiettivo, è la mentalità che mi ha portato a vincere tanto in grandi squadre.

Cosa dice del campionato?

Che è strano. Classifica corta. Fai due punti e sei nei playoff, non li fai e sei risucchiato dietro. Adesso ci serve continuità. Un pareggio, una sconfitta e una vittoria alternate non ci servono. Prendiamo atto della classifica e lavoriamo a testa bassa.

Come ha trovato il clima nello spogliatoio?

A me piace lavorare con i ragazzi. Io sono qui per aiutare il Como ad andare più in alto possibile. Dunque avrò un atteggiamento positivo in ogni caso. Il calcio è passione. Senza passione il calcio è nulla. Vedere che ci sono ragazzi che sono qui dalla serie D, come Gabrielloni o Iovine, mi accende di entusiasmo. Vedere la foga che ci mette Cutrone è bello.

Per quanto andrà avanti Fabregas?

Io ho contratto per due anni, ma dipende dal fisico e dalla testa. Il giorno che non proverò più certe emozioni nell’allenamento, che farò fatica d alzarmi er andare ad allenarmi, allora mi fermerò. Per adesso sono totalmente coinvolto.

Cosa l’ha colpita dei tifosi del Como?

L’accoglienza al Sinigaglia il 1 agosto. E poi il boato di affetto quando mi sono alzato per scaldarmi contro il Brescia. In generale mi ha colpito la passione negli stadi italiani, perché in Spagna c’era l’idea che in Italia ci fosse un po’ un calo di passione. Invece vedo stadi pieni, tanto coinvolgimento. Questo è molto bello.

Fabregas play o Fabregas dietro le punte?

Io ho fatto un po’ tutti i ruoli in carriera. Non mi sono sorpreso quando sono stato schierato da trequartista. Credo però che forse sono più adatto a fare il play. Per un ribaltamento veloce dell’azione, forse correre in profondità per me non è l’ideale.

Come ha trovato il calcio di serie B?

Devo essere sincero, mi aspettavo un po’ più di manovra palla a terra. Vedo che molti usano palla lunga. Mi piace più quando si gestisce il pallone.

Quando si è innamorato del numero 4?

Era il numero del mio idolo Guardiola. Ma io ce l’avevo già nelle giovanili del Barcellona perché già da ragazzino giocavo nel ruolo di play. Poi l’ho perso all’Arsenal e l’ho di nuovo ereditato quando se ne è andato Vieira.

Anche Guardiola ha avuto una esperienza in provincia, a Brescia. Questo l’ha ispirata?

Mah, non so. Ma so che lui parla sempre molto bene di questa zona d’Italia, è una esperienza che gli è piaciuta molto.

Nella galleria delle sue emozioni personali, se la sente di fare un podio?

Quando all’Arsenal mi dissero che sarei passato dalle giovanili alla prima squadra, beh camminavo a un metro da terra. Però in cima c’è il Mondiale. Vincere quella Coppa è il massimo. Voi in Italia siete abituati a vincere con la Nazionale, ma per noi in Spagna era la prima volta. Essere stato protagonista di quella cavalcata, uff, è “increibile”. Poi la volta che vidi 40mila persone allo stadio per la mia presentazione al Barcellona. E poi tutti i successi.

Felice che il suo amico Messi abbia vinto il Mondiale?

Certo. È il migliore al mondo, è giusto che ce l’abbia fatta.

Cosa fa quando ha il tempo libero?

Guardo calcio (ride, ndr). Sono fortunato perché mia moglie mi lascia dare sfogo a questa mia passione. Domenica scorsa ero a casa e ho visto sei partite alla tv. Il calcio mi assorbe. Non sono un mondano, non mi piace andare in giro. Certo, se c’è qualcosa da festeggiare, allora mi concedo una cena con la mia famiglia. Se battiamo il Pisa, magari sabato sera andiamo al ristorante.

Guardi queste due foto: le abbiamo scattate questa estate ad Arenis del Mar, la sua cittadina natale vicino a Barcellona. La riconosce??

Ma certo, questa è la via dove giocavo a pallone da bambino! Davvero è stato lì? Incredibile.

Ci aspettavamo un murales...

Ma no... Ci sono i miei amici di sempre e poi io ci torno spesso per trovare mia nonna che abita ancora nel palazzo dove avete fatto la foto.

Vedremo a lungo Fabregas al Como?

Credo di sì. Riportare questo club in alto è un progetto molto bello, e io ci credo molto. Anche quando non giocherò più, voglio far parte di questa storia.

Perché abita a Lugano?

Perché i miei figli adesso frequentano la scuola americana, ma chissà... Magari in futuro mi sposterò qui.

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