L’ultimo saluto a Livio Prada domani a San Giuliano

«Ecula». Nel senso di «Eccola», in dialetto. Livio Prada, attaccava sempre così, aneddoti, notizie che gli passavano per le mani, o che gli davano al telefono. Notizie di gente del suo Como. Ogni tanto chiamava: «Ecula». Ed era una storia lunga, oltre 70 anni. Livio Prada ieri si è spento all’età di 92 anni. «Ecula»: lo diceva per mettere a posto i pensieri o mettere ordine alle cose. Dall’età di 16 anni al fianco del Como. In varie vesti. Ma alla fine il ruolo è sempre stato sempre e solo uno: il Livio.

Da quando si avvicinò, ragazzino, grazie alla sua bicicletta, con cui poteva portare i medicinali che servivano alla squadra, già così intraprendente e appassionato. E poi, una volta salito sul carrozzone azzurro, mille mansioni. Altro che Team Manager, Marketing office, assistant, assistant referee... Lui era il Livio. In campo per decenni, vicino all’uscita degli spogliatoi, per anni addetto all’arbitro, con cui aveva rapporti fraterni, Michelotti su tutti.

Aveva uno stanzino vicino a quello del direttore di gara dove d’inverno preparava caffè, the caldo o vin brulè per il dopo partita. Per decenni, se non c’era lui in campo, non era il Como. Aneddoti mitici.

Il soccorso a capitan Ballarini sanguinante, quello all’arbitro Redini dopo il famoso accendino del 1986, o il morso che gli piantò capitan Lombardi sul braccio nel 1981, per sfogare il nervosismo dopo una espulsione immeritata contro la Juventus. Si faceva in quattro, risolveva i problemi, se c’era da correre da qualche parte lui c’era, a portare i giocatori a vedere un appartamento, o dal meccanico dove riparare l’auto. Fu protagonista della spedizione con cui Muller andò in Germania a procurare le scarpette da calcetto grazie alle quali, sulla neve, il Como vinse a San Siro. Nel 2012 il presidente Porro gli fece un regalone: fece mettere il suo faccione sulle locandine della campagna abbonamenti, così il Livio girava sui bus della città, con uno sbuffo di vernice biancoblù sulla guancia, come un capo indiano. La cosa di cui era più orgoglioso, era aver portato Gigi Meroni dal San Bartolomeo al Como. Inutile elencare i personaggi del calcio transitati di qua (l’ultimo Marotta, l’altro giorno) che chiedevano affettuosamente di lui. A Como-Monza di tre anni fa c’era stato un bel siparietto con Galliani. I funerali saranno domani a San Giuliano alle 15.00.

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